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La gatta sul tetto che scotta
























Titolo originale: Cat on a Hot Tin Roof

Paese: Stati Uniti
Anno: 1958
Durata: 108 min
Colore: colore
Audio: sonoro

Genere: drammatico
Regia: Richard Brooks
Soggetto: Tennessee Williams
Sceneggiatura: Richard Brooks, James Poe

Interpreti e personaggi

* Elizabeth Taylor: Margaret "Maggie la Gatta" Pollitt
* Paul Newman: Brick Pollitt
* Burl Ives: Harvey "Big Daddy" Pollitt
* Jack Carson: Cooper "Gooper" Pollitt, fratello di Brick
* Judith Anderson: Ida "Big Momma" Pollitt
* Madeleine Sherwood: Mae Flynn Pollitt, moglie di Cooper
* Larry Gates: dr. Baugh
* Vaughn Taylor: Deacon Davis

Doppiatori italiani:

* Fiorella Betti: Elizabeth Taylor
* Giuseppe Rinaldi: Paul Newman
* Luigi Pavese: Burl Ives
* Carlo Romano: Jack Carson
* Lydia Simoneschi: Juduth Anderson

Fotografia: William H. Daniels
Montaggio: Ferris Webster
Musiche: Charles Wolcott

La gatta sul tetto che scotta (Cat on a Hot Tin Roof) è un film del 1958 diretto da Richard Brooks, tratto dall'omonimo dramma teatrale di Tennessee Williams.

Trama:

Una notte, sul tardi, Brick Pollitt (Paul Newman) posiziona le barriere di corsa ad ostacoli lungo lo stadio, ricordando i tempi in cui era un giocatore di football. Benché sia ubriaco, decide di effettuare il percorso, ma cade, procurandosi una ferita che lo costringerà a portare le stampelle. Lui, insieme a sua moglie, Maggie "la Gatta" (Elizabeth Taylor), è in visita dai suoi genitori nella loro casa, nel Mississippi, per festeggiare il 65° compleanno di suo padre, Harvey "Big Daddy" (Burl Ives). Depresso, Brick decide di trascorrere le sue giornate dentro casa, bevendo, resistendo impassibile all'affetto di sua moglie ed alle sue critiche riguardo l'eredità del padre.

Harvey, di ritorno dall'ospedale, è malato di cancro, ma egli non è al corrente poiché la famiglia ed i dottori rifiutano di parlargliene; neanche sua moglie, Ida "Big Mama", sa del suo male incurabile. Maggie prega continuamente suo marito di prendersi cura della salute di suo padre, ma Brick si rifiuta testardamente. Quando Harvey si arrabbia con Brick perché alcolizzato, gli domanda il motivo della sua ostinazione, ma lui, arrabbiato, non risponde.

La ragione alla base della depressione di Brick è da ricercare in punto molto indietro nel tempo, quando lui ed il suo amico Skipper giocavano nella stessa squadra di football. Brick è convinto che il suicidio di Skipper sia stata una sua colpa, e ciò l'ha portato in una profonda depressione ed a bere. Più tardi, Harvey prova ad eliminare la menzogna tra lui e Brick, ma quando viene a sapere che ha meno di un anno di vita a causa del cancro, decide di lasciare la sua eredità a Maggie, perché "è viva" e Brick, superati i suoi problemi famigliari e coniugali, riconosce l'affetto che Maggie ha per lui.

In occasione della trasposizione sullo schermo, per non incappare nelle maglie del Codice Hays che proibiva anche la semplice menzione delle "perversioni sessuali", fu soppressa la tematica originaria del testo teatrale: Brick, un atleta, non riesce a desiderare la bellissima e focosa moglie perché non si è mai ripreso dalla morte (per suicidio) di un compagno di squadra, Skipper, di cui era innamorato, senza però sapere o accettare di essere omosessuale. O meglio, più che non sapere, annega nell'alcol qualunque barlume di consapevolezza rischi di venire a galla.

Questa riscrittura creò qualche incongruenza nella vicenda, che privata della motivazione centrale del dramma ha aspetti psicologicamente deboli (nel film Brick è traumatizzato sia perché ha perso un compagno di squadra, le cui doti aveva idealizzato, sia perché gli è crollato un mito quando lo ha visto flirtare con la moglie...).

Anche la causa scatenante del dramma (il tentativo di seduzione di Skipper da parte della moglie, nel tentativo di ingelosire il marito e interessarlo a sé) assume ben diverso rilievo drammatico a seconda che si tratti, come nel testo teatrale, di uno shock per la delusione provata nei confronti dell'uomo amato, o di una delusione per il venir meno di una figura di amico idealizzato. Del resto, nel film stesso Skipper emerge in realtà come atleta mediocre, che vive di luce riflessa di Brick, che lo trasfigura perché lo ama, e non il contrario.

Ciononostante il film è considerato un classico, anche grazie alle interpretazioni magistrali di uno smagliante Paul Newman, un vulcano di rabbia repressa e infelicità inesprimibile, che dirige contro sé stesso autodistruggendosi, e di un'elettrizzante Elizabeth Taylor che rende onore al titolo, donna passionale, sinceramente innamorata e disposta a tutto per riavere l'uomo che ama, ma proprio perché innamorata incapace di credere alla vera causa del suo disinteresse.

Il film ha ricevuto sei nomination ai Premi Oscar 1959, tra cui quelle per il miglior film e miglior regista.

Nel 1958 il National Board of Review of Motion Pictures l'ha inserito nella lista dei migliori dieci film dell'anno.

















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