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Addio ad Aldo Giuffré mattatore della scena











Aldo Giuffré interpreta il Capitano Nordista ne Il buono, il brutto, il cattivo

L'attore aveva 86 anni. Col fratello Carlo ha tenuto viva la tradizione partenopea. Tante le sue performance in radio, tv e cinema. Nei primi anni '80 un intervento gli porta via la voce. Il cordoglio di Napolitano

di CLAUDIA MORGOGLIONE

Addio ad Aldo Giuffré mattatore della scena

ROMA - E' morto nella notte nella capitale, al termine di un'operazione di peritonite all'ospedale San Filippo Neri, il grande attore napoletano Aldo Giuffrè. A dare la notizia è stato suo fratello Carlo, con cui ha condiviso decenni di vita familiare e collaborazione professionale. Aldo aveva compiuto 86 anni il 10 aprile scorso. Con lui scompare uno degli ultimi, grandi interpreti della tradizione dello spettacolo partenopeo: una scuola che ha avuto come maestro assoluto Eduardo De Filippo, e che lungo il Novecento si è espressa in forme diverse. In televisione, al cinema, ma soprattutto in teatro.

E infatti il presidente della Repubblica (nonché suo concittadino) Giorgio Napolitano lo ha ricordato così, dopo aver saputo della sua scomparsa: "Una figura di rilievo della scuola teatrale napoletana - ha scritto in un comunicato - e personalità di particolare simpatia e grande correttezza nella vita pubblica e privata".

Era a nato a Napoli nel 1924, Giuffré. E come tutti i grandi teatranti della città, ha esordito sul palcoscenico giovanissimo. Una gavetta dura, la sua, sempre insieme al fratello. Che termina quando, nel 1942, riesce a entrare per la prima volta nella compagnia dell'artista più amato, più ammirato: Eduardo. L'unico che Giuffré ha sempre chiamato maestro. Portando spesso in scena, anche dopo la morte di De Filippo, le opere più celebri.

Ma torniamo a quei lontani anni Quaranta del Novecento. In cui Aldo, oltre a calcare le scene, grazie alla sua voce piena, potente, viene assunto alla radio: tanto che è lui, nel 1945, ad annunciare la fine della Seconda guerra mondiale. Ma il teatro resta il suo grande amore, e così si riunisce a Eduardo per recitare in alcune delle sue piéce più celebri, da Filumena Marturano a Le voci di dentro. E intanto comincia anche la sua avventura cinematografica,: il debutto avviene con Assunta Spina. Ma forse, sul grande schermo, il ruolo per cui viene più ricordato è quello che interpreterà parecchi anni più tardi: il capitano nordista ne Il buono, il brutto e il cattivo di Sergio Leone.

Nel 1960, poi, Giuffré passa alla tv: spesso come guest star nei programmi di varietà, ma anche in sceneggiati come La figlia del Capitano. Nel 1973, poi, conduce lo show Senza Rete. E poco dopo, al cinema, lo vediamo apparire in varie commedie sexy che in quel periodo caratterizzarono fortemente la produzione cinematografica nazionale.

All'inizio degli anni Ottanta, il trauma: un'operazione alla gola gli toglie la sua famosa, caratteristica voce. Lasciandogli una voce rauca, faticosa, che rende inevitabilmente molto più sporadiche le sue performance come attore. Specie in teatro. Ma Aldo, da vecchio leone della grande tradizione partenopea, non si arrende mai del tutto. Continuando ad apparire soprattutto sul grande schermo, anche quando il Novecento lascia spazio al muovo Millennio: recita ad esempio nella Repubblica di San Gennaro di Massimo Costa (2001) e in Rosa Funzeca di Aurelio Grimaldi (2002). Anche se gli spettatori, e non solo quelli napoletani, lo ricordano soprattutto come eccellente animale da palcoscenico.

Fonte: http://www.repubblica.it/persone/2010/06/27/news/aldo_giuffre-5189846/

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Happy Birthday, Luise Rainer!
























di Erminio Fischetti

Luise Rainer compie 100 anni. A molti questo nome, probabilmente, non dirà nulla. Altri la ricorderanno solamente perché è stata la prima e la più giovane attrice ad aver vinto due Oscar consecutivi nei lontanissimi 1937 e 1938 con le produzioni faraoniche MGM de Il paradiso delle fanciulle di Robert Z. Leonard, nel quale l’attrice tedesca veste i panni di Anna Held, la prima compagna di Florenz Zigfield, il noto impresario che per primo sviluppò la struttura del musical, e La buona terra di Sidney Franklin, dal romanzo del premio Nobel per la letteratura Pearl S. Buck, nel quale interpreta, al fianco di Paul Muni, una contadina cinese, la cui improbabile aderenza fisica al ruolo non le impedì, però, di regalarci una prova straordinariamente intensa.

Regale e di una bellezza raffinata, tipicamente europea, Luise Rainer fu, nella seconda metà degli anni Trenta, diva dalla carriera lampo e dal declino ancora più veloce. “Sono arrivata a Hollywood troppo presto, credo. Adesso gli attori sono liberi di accettare soltanto i ruoli che li soddisfano, ma allora si era sotto contratto e bisognava prendere qualunque ruolo, ti piacesse o no. Io lottai e mi feci la fama di avere un cattivo carattere. Nel 1941 decisi che ne avevo abbastanza: mi sembrava di avere perso ogni contatto con la vita e la realtà.” L’elegante signora pronuncia queste parole circa cinquanta anni dopo aver abbandonato la sua carriera nella mecca del cinema. In seguito, fu lei che, insieme ad Olivia de Havilland, Katharine Hepburn, Bette Davis, ha fornito alcune delle testimonianze più lucide ed interessanti della Hollywood dell’età del bronzo. Le sue parole sferzanti ed autoironiche, i suoi ricordi dettagliati hanno riportato alla luce la parte più drammatica di quel momento della storia del cinema entrato nella leggenda e nel quale gli attori erano solo delle marionette ben agghindate, i cui fili venivano mossi dalle mani senza scrupoli dei produttori. Lei, ebrea-tedesca, nata a Düsseldorf il 12 gennaio 1910, ma trasferitasi subito all’estero per sfuggire alle prime persecuzioni naziste dei primi anni Trenta, è entrata nel mito soprattutto per la sua brevissima carriera hollywoodiana, nella quale ha interpretato ruoli spesso poco adatti alle sue corde e ha vinto due Oscar, che lei stessa luiseranierianwestpa56767666considera la sua maledizione perché divenuti esempio di canzonatura proverbiale per mettere in discussione l’arbitrarietà del premio (famosa la battuta di Alma Reville, la moglie di Alfred Hitchcock, che per consolare il marito dall’ennesima sconfitta gli ricorda che l’Oscar non è una cosa seria se l’hanno dato anche a Luise Rainer!).

Ma la vita di questa attrice (parola con la quale non ama essere definita) le ha fruttato ben più di due insulse statuette: amica di Albert Einstein, Bertolt Brecht, Anaïs Nin, George Gershwin, Frank Lloyd Wright, fu scoperta giovanissima da Max Reinhardt, il quale la lanciò sul palcoscenico viennese; nel 1937, nel pieno della sua ascesa americana sposò Clifford Odets, poco apprezzato nell’ambiente a causa delle sue simpatie comuniste; dopo pochi anni a Los Angeles fu lei stessa a capire che quella vita ovattata non faceva per lei, specie a causa dell’indifferenza di quel mondo nei confronti dei governi totalitari fascisti, che a quel tempo imperversavano in Europa e in Asia, e coraggiosamente, nel pieno della seconda guerra mondiale, dopo un breve periodo a New York (nel quale lavorò con Lee Strasberg e divorziò da Odets), tornò a Londra per fare teatro e continuare a vivere una vita “normale”. Sempre in quegli anni, viaggiò in Italia e in Nord Africa per mantenere alto il morale delle truppe dell’esercito con letture e spettacoli, esperienza che la donna considera come una delle più arricchenti e straordinarie della sua vita. Dopo essersi ritirata definitivamente dal cinema nel 1943 (vi rifarà una breve escursione 54 anni dopo, nel 1997, nella pellicola The Gambler di Karoly Makk, nella quale veste i panni di una matriarca in una famiglia aristocratica della Russia ottocentesca), la sua carriera proseguì, in maniera sporadica, fra Luise Rainer 1 (Oscar 1937)teatro e piccole apparizioni televisive (nel 1982 la si può ammirare in un episodio della fortunata serie Love Boat), tanto che nemmeno la richiesta di Federico Fellini, che la voleva ne La dolce vita, la convinse a tornare sul grande schermo. Nel frattempo, nel 1945, aveva sposato l’editore Robert Knittel, aveva avuto da lui una figlia, Francesca, e da quel momento ha continuato la sua vita, fra la Svizzera e Londra (dove tutt’ora risiede in Eaton Square), lontana dai riflettori.

Oltre ad essere la prova vivente di una balzana teoria, secondo la quale l’età media di un attore che ha vinto l’Oscar aumenta considerevolmente rispetto ai colleghi che non sono rientrati in questo ristretto circolo di eletti, è la prima fra le vincitrici donne della sua categoria a raggiungere i 100 anni di vita (mentre fra gli uomini solo George Burns, premiato nel 1975 per I ragazzi irresistibili, ha battuto questo record morendo nel 1996, a pochi mesi di distanza dal suo centesimo compleanno) ed è l’unica fra quelli che hanno vinto negli anni Trenta ad essere ancora su questa terra. E pensare che, quando approdò a Hollywood nel 1935, lei non sapeva nemmeno che cos’erano gli Oscar! Luise Rainer è quel tipo di professionista che sicuramente nel mondo contemporaneo avrebbe avuto una carriera lunga e importante perché capace di mettersi in discussione e fare scelte a volte sofferte ed anticonvenzionali. Per lei, però, nel suo momento non ce ne è stata una vera possibilità. Quello della signora Rainer è l’esempio per eccellenza di una donna di talento sfortunata dal punto di vista professionale, che ha preferito la vita privata, l’allontanamento dal successo piuttosto che una vita fatta di finzione e lustrini e di una LuiseRainerB12carriera frustrante. Oggi, però, viene ricordata solo per una manciata di film e per i ruoli improbabili che le affidarono. Ma se si gratta sotto la superficie, Luise Rainer è molto di più e i suoi 100 anni, magnificamente portati, sono la prova di una vita e di un passato (e perché no, di un futuro) straordinari, intensi, veri. Tanti auguri, Luise!

Fonte: http://www.fuorilemura.com/2010/01/11/happy-birthday-luise-rainer/

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Fra Diavolo
























Titolo originale The devil's Brother
Paese Stati Uniti
Anno 1933
Durata 88 min
Colore B/N
Audio sonoro
Genere commedia / musicale
Regia Hal Roach
Sceneggiatura Jeanie Macpherson
Produttore Hal Roach
Interpreti e personaggi

* Stan Laurel Stanlio
* Oliver HardyOllio
* Dennis King (Diavolo)
* Thelma Todd (Lady Pamela Rocburg)
* James Finlayson (Lord Rocburg)
* Arthur Pierson (Lorenzo)
* Henry Armetta (l'oste Matteo)
* James C. Morton (il taglialegna)
* Lucile Browne (Zerlina)
* Matt McHugh (Francesco)

Fotografia Hap Depew, Art Lloyd
Montaggio Bert Jordan, William H. Terhune
Musiche Daniel Auber, Marvin Hatley, Leroy Shield

Fra Diavolo (The Devil's Brother, nell'originale inglese) è un film comico con Laurel & Hardy del 1933, basato dall'omonima opera di Daniel Auber, diretto da Hal Roach.

Trama:

Fra Diavolo è il più temuto e feroce bandito di tutti i tempi. Ogni persona che si avvicina a lui deve vuotare le tasche o morire. Ogni volta che passa da qualche parte, canta una canzone che attira l'attenzione di tutti gli abitanti e i passanti. Stanlio e Ollio sono stati derubati dei loro piccoli risparmi costati una vita da alcuni delinquenti, e decidono di trasformarsi in banditi alla ricerca di qualche vittima. Passando per un villaggio si vede Fra Diavolo che canta e tutti si nascondono; Stanlio e Ollio dicono di non farsi impaurire solo perché non lo hanno mai visto in faccia. Questa volta però, le vittime sono loro: incontrano il vero Fra Diavolo e lo scambiano per un uomo qualunque e Ollio, fingendosi Fra Diavolo, canta la sua canzone con brevi intervalli. Fra Diavolo li cattura e li condanna all'impiccagione per aver rubato il nome e minacciato gravemente. I due scongiurano di non farsi impiccare, allora Fra Diavolo ordina a Stanlio di fare da carnefice e di impiccare Ollio. Improvvisamente (e fortunatamente) nel tentativo di impiccare l'amico, il ramo per l'impiccagione si spezza, allora Fra Diavolo li salva dalla pena di morte con il patto che gli facciano da servi seguaci, però in incognito. Fra Diavolo, si finge "il Marchese di San Marco" e si reca in un albergo dove alloggia anche un ricco lord inglese nel tentativo di rubare tutto il suo patrimonio. Stanlio e Ollio leggono un annuncio: 20.000 scudi per chi cattura Fra Diavolo! Tentano di disfarsi di Fra Diavolo, ma scambiano il lord per il bandito perché si era messo gli stessi abiti e lo stesso cappello e per di più, era entrato nella sua camera. Sempre in incognito, Stanlio e Ollio hanno l'ordine di Fra Diavolo di fare addormentare il lord facendogli bere un bicchiere di vino con del sonnifero, per poi derubarlo dei gioielli della moglie. Egli si rifiuta degli omaggi del marchese e il vino viene bevuto da Stanlio perché "aveva paura di versarlo". Frà Diavolo, inconsapevole di non aver fatto addormentare il lord, ma Stanlio, ordina alla coppia di scortarlo fuori dalla sua stanza, ma durante il furto, Stanlio si addormenta. Il piano di Fra Diavolo va definitivamente in fumo quando all'albergo tornano i soldati reduci dalla spedizione che ha consentito loro di scovare il covo dell'omonimo bandito. Il giorno successivo Stanlio, essendo in stato di ubriachezza pronuncia inconsapevolmente il nome di Fra Diavolo al capitano dei soldati, quando interviene Ollio che "corregge" Stanlio riferendo al capitano che egli voleva dire il marchese di San Marco. L'inganno quindi viene scoperto e tutti e tre vengono condannati a morte, ma Stanlio chiede come ultimo desiderio prima della fucilazione di soffiarsi il naso ma sfilerà dalla sua tasca, guarda caso, un fazzoletto rosso mandando su tutte le furie un toro che si trovava nelle vicinanze che riuscirà a scatenare uno scompiglio generale nella piazza permettendo ai tre di scappare e di salvarsi la vita.
« Quell'uom dal fiero aspetto guardate sul cammino lo stocco ed il moschetto ha sempre a lui vicin. - Guardate un fiocco rosso ei porta sul cappello e di velluto indosso ricchissimo mantel. - Tremate! Fin dal sentiero del tuono dall'eco viene il suono "Diavolo, Diavolo, Diavolo." - Tremate! Fin dal sentiero del tuono dall'eco viene il suono "Diavolo, Diavolo, Diavolo. »

(La canzone cantata da Fra' Diavolo)



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