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La fiamma del peccato





















(Double Indemnity)

"L’ho fatto per i soldi e per una donna. Non ho avuto né i soldi né la donna"

USA - 1944
Regia Billy Wilder
Sceneggiatura Raymond Chandler Billy Wilder dal romanzo “Three of a Kind” di James M. Cain
Fotografia John F. Seitz
Musica Miklós Rózsa
Cast
Fred MacMurray
Barbara Stanwyck
Edward G. Robinson
Porter Hall
Jean Heather
Tom Powers
Byron Barr
Richard Gaines
Fortunio Bonanova
John Philliber
Academy Awards Nomination Film, Regia, Attrice (Barbara Stanwyck), Sceneggiatura non originale, Fotografia in bianco e nero, Colonna sonora, Suono

"La fiamma del peccato" è un film del 1944 diretto da Billy Wilder e da lui sceneggiato in collaborazione con Raymond Chandler, sulla base di una novella opera del romanziere James M. Cain. Pellicola esemplare del genere noir.

Nel 1992 è stato scelto per la preservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

Nel 1998 l'American Film Institute l'ha inserito al trentottesimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi mentre dieci anni dopo, nella lista aggiornata, è salito al ventinovesimo posto. Nel 2001 l'ha inserito al ventiquattresimo posto della classifica dei migliori cento film thriller e d'avventura.[1]

Trama:

Il film è strutturato come un continuo flash-back: inizia infatti dalla fine della storia, quando il protagonista maschile, l'agente assicurativo Walter Neff (Fred MacMurray), rientra in tarda serata nel suo ufficio presso la compagnia assicuratrice Pacific-All Risk. Nonostante sia stato gravemente ferito da un colpo di rivoltella, Neff riesce a narrare la sua storia al dittafono del collega Barton Keyes (Edward G. Robinson). La trama si svolge quindi come in un racconto, con la voce del protagonista che rievoca la vicenda, interrotta solo dalle scene del dialogo: Neff racconta di come sia stato sedotto da Phyllis Dietrichson (Barbara Stanwyck),[2] una moglie insoddisfatta, che lo convince a eliminare il marito (Tom Powers), parecchio più anziano di lei, scontroso e avaro, dopo avergli fatto stipulare a suo beneficio (con uno stratagemma) una cospicua polizza d'assicurazione sugli infortuni. Per limitare al minimo i sospetti e rendere al contempo valida la clausola di "Doppia indennità" (da cui il titolo originale del film: il capitale liquidato in caso di morte viene raddoppiato se si tratta di infortunio ferroviario), Neff elabora un piano che prevede l'uccisione del marito, il trasporto del cadavere con l'auto da parte della complice Phyllis lungo i binari poco prima che transiti il treno su cui Neff (vestito come la vittima) sia stato visto salire e dal quale scenderà non visto, approfittando di un rallentamento usuale in quel tratto. Ma Neff non ha tenuto conto della doppiezza della sua complice, né del fiuto e della tenacia del suo collega Barton Keyes, responsabile dell'Ufficio Sinistri della compagnia presso cui Neff lavora.
Famoso l'incipit del racconto-confessione, a voce del protagonista-narratore: «Io ho ucciso per denaro ... e per una donna. E non ho preso i soldi... e non ho preso la donna».[3] Altrettanto indimenticabile è l'ultima battuta di Phyllis prima della resa dei conti: «No, io non ti ho mai amato, non ho mai amato nessuno. Sono guasta dentro.»

Note:

1. ^ La pellicola è una tra le preferite da Woody Allen, che le rende omaggio nel suo film Misterioso omicidio a Manhattan riportandone una breve sequenza e alcune citazioni
2. ^ Famoso il braccialetto indossato alla caviglia da Barbara Stanwyck che divenne il simbolo della femme fatale, sensuale, perversa, letale
3. ^ Nell'edizione pubblicata è stata eliminata dalla censura una scena a cui Wilder teneva molto, l'esecuzione nella camera a gas di Walter Neff




























































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Il bacio della pantera
























(Cat People)

"Donne che per via del sangue alieno che scorre nelle loro vene possono tramutarsi in felini. Se una di queste donne dovesse innamorarsi e un uomo normale dovesse stringerla in un abbraccio sarebbe spinta dalla sua natura mutante ad ucciderlo"

Paese: Stati Uniti d'America
Anno: 1942
Durata: 72 min
Colore: B/N
Audio: mono
Rapporto: 1.37:1
Genere: Horror
Regia: Jacques Tourneur
Soggetto: DeWitt Bodeen
Sceneggiatura: DeWitt Bodeen
Produttore: Val Lewton
Casa di produzione: RKO Pictures

Interpreti e personaggi

* Simone Simon: Irena Dubrovna Reed
* Kent Smith: Oliver 'Ollie' Reed
* Tom Conway: Dottor Louis Judd
* Jane Randolph: Alice Moore
* Jack Holt: Il Commodoro
* George Ford: Poliziotto che fischia (scene eliminate)
* Bud Geary: Poliziotto a cavallo (scene eliminate)
* Leda Nicova: Paziente (scene eliminate)
* Henrietta Burnside: Sue Ellen (non accreditata)
* Alec Craig: Custode dello zoo (non accreditato)
* Eddie Dew: Poliziotto in strada (non accreditato)
* Elizabeth Dunn: Signorina Plunkett, proprietaria del negozio d'animali (non accreditata)
* Dynamite: Il leopardo (non accreditato)
* Dot Farley: Signora Agnew, donna delle pulizie (non accreditata)
* Mary Halsey: Blondie, addetta alla reception del palazzo (non accreditata)
* Theresa Harris: Minnie, cameriera al Sally Lunds café (non accreditata)
* Charles Jordan: Conducente dell'autobus (non accreditato)
* Donald Kerr: Conducente del taxi (non accreditato)
* Connie Leon: Vicino che chiama la polizia (non accreditato)
* Murdock MacQuarrie: Custode delle pecore (non accreditato)
* Alan Napier: Doc Carver (non accreditato)
* John Piffle: Proprietario del Café (non accreditato)
* Betty Roadman: Signora Hansen, donna delle pulizie all'appartamento di Alice (non accreditata)
* Elizabeth Russell: La Donna-Gatto (non accreditata)
* Steve Soldi: Suonatore d'organetto (non accreditato)

Fotografia: Nicholas Musuraca
Montaggio: Mark Robson
Effetti speciali: Vernon L. Walker (non accreditato)
Musiche: Roy Webb
Scenografia: Albert S. D'Agostino e Walter E. Keller
Costumi: Renié

Nello zoo di una città una disegnatrice di moda serba, Irena Dubrovna (Simone Simon), sta ritraendo una pantera nera e suscita l'interesse di un architetto navale americano, Oliver Reed (Kent Smith). Irena lo invita al proprio appartamento per un tè e, mentre si allontanano, viene mostrato che uno dei bozzetti scartati dalla donna rappresenta una pantera impalata con un spada. Nell'appartamento Oliver si interessa ad una statua che raffigura un uomo del periodo medievale, il quale indossa una corona e impala un gatto con la spada. Irena rivela a Oliver che quel personaggio è il (fittizio) re Giovanni di Serbia e ne racconta la vicenda. Secondo la leggenda, una demoniace tribù invase il villaggio natale di Irena e convertì gli abitantì in seguaci del demonio. Quando re Giovanni cacciò la tribù satanica e vide ciò che erano diventati i residenti, li condannò a morte. Tuttavia, "il più saggio e il più malavagio" di loro fuggirono. A poco a poco diventa chiaro che Irena crede di essere una discendente della malvagia tribù e che abbia paura di trasformarsi in una pantera se travolta dalla passione, dalla rabbia o dalla gelosia.
Nonostante la sua strana convinzione Oliver la sposa, ma Irena, terrorizzata da cosa potrebbe accadere, evita di dormire con lui. Oliver la persuade a vedere uno psichiatra, il dottor Louis Judd (Tom Conway), il quale tenta di convincerla che i suoi timori sono di una natura più terrena. Avendo scoperto che Oliver ha confidato i propri problemi coniugali a una avvenente collaboratrice, Alice Moore (Jane Randolph), Irena si sente tradita. Più tardi, mentre sta nuotando da sola in una piscina, Alice è inseguita da un grande animale, mostrato soltanto attraverso l'ombra. Fortunatamente, l'acqua tiene la creatura sotto controllo. Quando essa se ne va, Alice esce dall'acqua, chiedendosi se abbia immaginato ogni cosa, ma trova i propri abiti ridotti a brandelli. Alla fine, Irena decide di consumare il matrimonio, ma ormai è troppo tardi: Oliver le comunica che chiederà il divorzio. Successivamente, a lavoro, lui e Alice sono messi in un angolo da un feroce animale. Ragionando in fretta, Oliver afferra la riga a T (che ha la forma di una croce) e dice ad Irene di andarsene via. Dopo che la belva se ne va, chiamano il dottor Judd per avvertirlo di stare lontano da Irena, ma il dottore riattacca quando la donna compare. Attratto da lei, compie il fatale errore di baciarla. Si trasforma così in una pantera e lo uccide, sebbene lui tenti di ferirla. Quando Oliver e Alice arrivano è troppo tardi e Irena se ne va, di nuovo della sua forma umana, allo zoo. Lì apre la gabbia della pantera e si abbandona a morte certa. Elizabeth Russell, la cognata di Rosalind Russell, apparve in molti film prodotti da Val Lewton come Il bacio della pantera nel 1942, il sequel Il giardino delle streghe nel 1944, La settima vittima nel 1943 e Youth Runs Wild nel 1944. Successivamente apparve anche nel 1946 in Manicomio (Bedlam) sceneggiato da Lewton.[1] "Il Bacio della Pantera" (Cat People) è un film del 1942, prodotto da Val Lewton per la RKO,con la regia di Jacques Tourneaur . Queste due figure furono fondamentali per la riuscita del film. La RKO era in quegli anni una della cosiddette major,ma la storia di questa casa di produzione è anomala rispetto alle altre grandi,nata nel 1928 dalla RCA (radio corporation of America)non si avvaleva di grandi mezzi, né di grandi star,come era consuetudine fare in quel tempo, ed ebbe continui tracolli finanziari,nonostante alcuni successi prodotti(King Kong,i musical con Ginger Rogers e Fred Astaire e altri),fu una di quelle case produttrici che aguzzò l'ingegno per fare film di successo con pochi mezzi,questa era la sua politica,non un sistema estremamente "automatizzato" e organizzato di sfornare film in serie. Proprio nel 1940 subì l'ennesimo insuccesso producendo "Quarto potere" di Orson Welles, capolavoro della cinematografia mondiale ignorato dal pubblico, si decise quindi di produrre una serie di film a bassissimo costo,riciclando materiali di ogni genere,ma di interesse per le masse e soprattutto un pubblico giovane,i cosiddetti B-movies. Val Lewton,che veniva dal mestiere di correttore di sceneggiature per David O. Selznick, carismatica figura nel cinema di quel periodo,fu scelto dal vicepresidente della RKO,Koerner,quale produttore di "Cat people";la sua prima idea per il film era quella di trattare l'invasione nazista di un villaggio balcanico,i cui abitanti non si difendevano con le armi ma trasformandosi in giganteschi felini e sbranando gli invasori. L'unica superstite di questa battaglia sarebbe dovuta essere una giovane di questo villaggio fuggita a New York,da questo spunto si decise di girare "il Bacio della Pantera", il quale si apre con una citazione dal romanzo "Il figlio della notte" di Jack Williamson ("...Perché il genere umano è un ibrido: il sangue dell'Homo Sapiens è ormai contaminato da quello dell'Homo Lycanthropus, l'antichissima razza caina...") che suggerisce la divagazione sul mito della licantropia come prima, immediata e riconoscibile chiave di lettura; il film è un continuo insinuare il sospetto nello spettatore,un continuo alludere, senza mai effettivamente affermare nulla,lasciando il perenne dubbio se Irena sia veramente discendente di una stirpe di mutanti o se abbia gravi problemi psicologici che non le fanno vivere serenamente la sua vita sessuale. Ma se questo dubbio permane al livello narrativo fino alla fine,dal punto di vista iconografico le immagini sin dall'inizio (I titoli di testa scorrono sull'immagine della pantera che ritroviamo poi raffigurata sul separé in casa di Irena) associano la protagonista al suo triste e straordinario destino,con una serie di continue simbologie,richiami al mondo animale e felino in particolare. Il bacio della pantera è stata la prima prima produzione per il produttore Val Lewton, un giornalista, scrittore e poeta che divenne story-editor per David O. Selznick. La RKO assunse Lewton per realizzare film horror a basso costo che non superasse i $150,000 per i titoli forniti dallo studio cinematografico.[2] Il film fu girato dal 28 luglio al 21 Agosto 1942 negli studios Gower Gulch della RKO a Hollywood, con un budget inferiore a $140,000.[3][4] Furono utilizzati i set lasciati da precedenti produzioni della RKO di maggior budget (da notare le scale di L'orgoglio degli Amberson).[5] Il film "si rivelò a distanza un horror da cineteca, tutto giocato sui turbamenti del non detto e su un raffinato geometrismo delle immagini" (Mereghetti), riscosse un successo strepitoso e critiche lusinghiere, riuscendo anche a superare il rigido vaglio della censura attraverso la suggestione di orrori non visti, come ombre proiettate e ambigui effetti sonori, soprattutto nella celebrata sequenza della piscina. La pantera rimane nascosta fino alle scene finali del film, sebbene Irena mostri un crescente comportamento felino e lo spettatore sia bombardato da immagini di gatti nei dipinti e nelle statue. La conclusione, la vista estremamente breve di Irena che si trasforma in una pantera nera e attacca Judd, fu inclusa a dispetto delle obiezioni del regista, che voleva mantenere l'intera idea il più misteriosa possibile.Questo successo lo portò a diventare nel 1942 responsabile del reparto "B"della RKO,per lui lavoravano alcuni giovani registi quali:Robert Wise (La Mummia),Mark Robson e Jacques Tourneur,figlio di Maurice Tourneur,importante regista francese emigrato intorno agli anni 20 in America,ricordato per le atmosfere dei suoi film quali "Ho camminato con uno zombie" (1943)"L'uomo Leopardo"(1943),"Le catene della colpa"(1947) e molti altri. Della pellicola restano giustamente impresse nella memoria l'angosciante pedinamento di Alice nella strada buia ritmato sul nervoso calpestio dei passi e concluso nell'improvviso sibilo delle porte di un autobus che si aprono, e la sequenza in cui la stessa Alice, immersa nella piscina, avverte nella penombra i movimenti felpati della pantera. Lewton e la sua squadra di produzione reclamarono il merito di aver inventato la popolare tecnica dei film horror chiamata "autobus" ("bus"). Il termine viene dalla scena nella quale Irena sta camminando dietro Alice; lo spettatore si aspetta che Irena si trasformi in una pantera da un momento all'altro e che l'attacchi. Nel momento di maggior tensione, quando la cinepresa inquadra il volto confuso e terrorizzato di Alice, il silenzio è infranto da un suono simile al sibilare della pantera, ma invece è l'autobus che accosta per farla salire. Dopo che l'emozione scompare, il pubblico resta incerto se è accaduto realmente qualcosa di sovrannaturale o mortale. Questa tecnica è stata adattata in molti film horror da allora. Ogni volta che il film crea una scena nella quale la tensione sale e muore con un nulla di fatto, anche un semplice bu!, quella scena è un "autobus". Ma tutto il film è stilisticamente prezioso, intelligentemente sviluppato sul binario emotivo, scandito sul contrappunto tra il "perturbante" e la piatta ripetitività quotidiana, tra allusivi particolari disseminati nelle inquadrature (Il disegno che Irena strappa allo zoo e lascia cadere in terra quando si allontana con Oliver, è quello di una pantera trafitta da una spada, il lugubre arredamento dell'abitazione di Irena, l'ombra della croce riflessa da una riga a T impugnata da Oliver nello studio quando viene assalito, il bastone animato del dottor Judd...) e la rassicurante consuetudine dei personaggi di contorno (il collega di Olivier che racconta insulse barzellette, lo svagato guardiano dello zoo, la donna delle pulizie, l'annoiata cameriera della tavola calda). Verso la fine delle riprese di Il bacio della pantera, due membri del personale lavorarono per finire la pellicola in tempo, uno di notte, riprendendo gli animali, e uno durante il giorno con il cast.[2] Il film ebbe un seguito con "Il giardino delle streghe" (The Curse of the Cat People), firmato da Robert Wise nel 1944, ed un remake più esplicito, l'omonimo "Bacio della pantera", diretto da Paul Schrader nel 1982. Il montaggio è opera di Mark Robson, che aveva già collaborato con Orson Welles in "Quarto potere" e nell'"Orgoglio degli Amberson" e che nello stesso 1942 avrebbe esordito alla regia firmando "The Seventh Victim". Quando il film uscì, le recensioni furono varie e diverse tra loro. La rivista Variety definì Il bacio della pantera uno "strano lavoro che bilancia la tensione e il brivido"[6] mentre Bosley Crowther del New York Times commentò che "Il bacio della pantera è un tentativo forzato e ovvio di provocare stupore".[7]

Un documentario di Turner Movie Channel sulla pellicola di Val Lewton è stato trasmesso nel 2007 e asseriva che il successo finanziario di Il bacio della pantera, nella distribuzione originaria, era finalizzato a salvare la RKO dalla rovina finaziaria.

Lewton accettò il compito di produrre un sequel dal titolo Il giardino delle streghe, ma il film, che manteneva i ruoli di Kent Smith e Jane Randolph e che mostrava Simone Simon o come un fantasma o qualcos'altro di simile ad un amico immaginario, non fu davvero un film horror.

Come avvenne per molti dei B-movie che Lewton realizzò per la RKO, tratti positivi e negativi furono trattati con più ambiguità e complessità rispetto quanto era comune nei film di Hollywood dell'epoca. Il personaggio di Tom Conway, il dottor Judd, è nominalmente il "cattivo", siccome si concede di innamorarsi di una sua paziente sposata e tenta di cominciare una relazione con lei, tuttavia non è una figura malvagia. Conway riappare come il dottor Judd in un successivo film di Lewton, La settima vittima (The Seventh Victim). Non è chiaro se ciò significhi che sia sopravvissuto all'aggressione e se La settima vittima debba precedere Il bacio della pantera. In La settima vittima, il dottore fa un breve riferimento ad un ex paziente che impazzì per un'ossessione, e ciò potrebbe essere un riferimento a Irena.

La recensione di TV Guide elogiò il cast del film:

Superbamente recitato (con la Simon che suscita sia pietà che paura), Il bacio della pantera afferma il potere della suggestione e la priorità dell'immaginazione, a dispetto del budget, a favore della creazione del grande cinema. Il film è stato il maggior successo di Lewton, il pubblico è stato attratto dall'accattivante locandina che recitava "Baciami e ti graffierò a morte!", una frase più diretta di qualunque cosa mai apparsa sullo schermo.[8]

Il bacio della pantera ha molti fan. Il noto critico cinematografico Roger Ebert lo ha incluso nella propria lista di grandi film.[9] Il 6 febbraio 2008 il film ha avuto il 94% di voti freschi sul famoso sito Rotten Tomatoes.[10]

La bella edizione trasmessa dalla RAI negli anni '80 è stata curata da Luigi Cozzi.

Note:

1. ^ (EN) IMDB Elizabeth Russell (I)
2. ^ a b (EN) TCM Notes
3. ^ (EN) IMDB Business data
4. ^ (EN) IMDB Filming locations
5. ^ (EN) Kent Jones, Film documentario Val Lewton: The Man in the Shadows, 2008. Andato in onda su Turner Classic Movies il 14 gennaio 2008.
6. ^ (EN) "Il bacio della pantera", Variety 1° gennaio 1943
7. ^ (EN) Bosley Crowther, "Il bacio della pantera (1942)" New York Times 7 dicembre 1942
8. ^ (EN) "Il bacio della pantera (1942)" TV Guide
9. ^ (EN) Roger Ebert, "Il bacio della pantera (1942)" Chicago Sun-Times 12 marzo 2006
10. ^ (EN) Rotten Tomatoes "Il bacio della pantera (1942)"

Bibliografia:

* Luigi Cozzi, Il bacio della pantera, in Lanterna Magica, n.2 ("Il cinema gotico & fantastico"), Cineclub Tevere, Roma, dicembre 1975
* Riccardo F. Esposito, Il bacio della donna gatto, in Proposta Sf, n. 2, Bologna, 1979, pp. 11-17.
* Edmund G. Bansak, Il bacio della pantera, in Fantasmi di luce, vol. 2, Mondo Ignoto, Roma 2001 (ISBN 8889084200), pp. 91-109
* Francesco Ballo, Jacques Tourneur. La trilogia del fantastico, Edizioni Falsopiano, Alessandria 2008 ISBN 8887982198




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Il mistero del falco





















(The Maltese Falcon)

Paese: Stati Uniti
Anno: 1941
Durata: 101 min
Colore: B/N
Audio: sonoro
Rapporto:
Genere: Nero/Giallo
Regia: John Huston
Soggetto: Dashiell Hammett (romanzo)
Sceneggiatura: John Huston
Produttore: Hal Wallis, Henry Blanke

Interpreti e personaggi

* Humphrey Bogart: Sam Spade
* Mary Astor: Bridgid O'Shaugnessy
* Lee Patrick: Effie Perrine
* Sydney Greenstreet: Casper Gutman
* Peter Lorre: Joel Cairo
* Elisha Cook Jr.: Wilmer Cook
* Gladys George: Iva Archer
* Jerome Cowan: Miles Archer
* Ward Bond: detective Tom Polhaus
* Barton MacLane
* James Burke
* John Hamilton
* Emory Parnell
* Walter Huston

Doppiatori italiani:

* Paolo Ferrari: Sam Spade
* Anna Teresa Eugeni: Bridgid O'Shaugnessy
* Emanuela Fallini: Effie Perrine
* Elio Pandolfi: Joel Cairo
* Renato Cortesi: Miles Archer
* Ermanno Ribaudo: detective Tom Polhaus

Fotografia: Arthur Edeson
Montaggio: Thomas Richards
Effetti speciali:
Musiche: Adolph Deutsch
Scenografia: Robert Haas
Costumi: Orry Kelly
Trucco: Perc Westmore

Trama Nel 1539 i crociati dell'Ordine dei Ospedalieri di S. Giovanni di Gerusalemme persuasero l'Imperatore Carlo V di Spagna a concedere loro l'isola di Malta. L'Imperaratore la cedette a patto che ogni anno gli venisse fatto tributo di un falcone come riconoscimento che Malta fosse ancora spagnola. Dato che l'Ordine era molto ricco, i cavalieri tanto grati il primo anno gli inviarono un falcone d'oro con incastonate le più belle pietre preziose del loro tesoro. La nave che lo trasportava non giunse mai a destinazione per via di un saccheggio da parte dei bucanieri. Da qui il falcone passò di mano in mano attraverso vari collezionisti e antiquari senza che essi ne conoscessero il vero valore. Il film si apre a San Francisco, nell'ufficio degli investigatori privati Sam Spade (Humphrey Bogart) e Miles Archer (Jerome Cowan), dove si reca miss Ruth Wonderly (Mary Astor) per chiedere aiuto: sta cercando sua sorella scomparsa e riferisce che probabilmente si trova assieme a un certo Floyd Thursby, con il quale aveva una relazione. Archer, dopo aver ricevuto un sostanzioso anticipo, si offre di cercare Thursby quella stessa sera e di riportare a casa la sorella. Dopo poche ore, Spade viene a sapere che Archer è stato ucciso. Sulla scena dell'assassinio Spade incontra il suo amico detective Tom Polhaus (Ward Bond) e gli racconta dell'affare Thursby, ma rifiuta di divulgare qualsiasi altra informazione. Successivamente cerca al telefono miss Wonderly, ma dall'hotel dove alloggiava riferiscono che è partita senza lasciare un nuovo recapito. Nel tornare al suo appartamento, Spade incontra nuovamente Polhaus che lo avverte che anche Thursby è morto. Il mattino seguente si ripresenta in ufficio miss Wonderly, che stavolta dichiara di chiamarsi Brigid O’Shaughnessy e spiega che Thursby era in realtà il suo amante e Archer potrebbe essere stato ucciso da lui, ma non ha idea di chi abbia potuto uccidere Thursby. Spade accetta l'incarico di indagare su entrambi gli omicidi. Spade incontra anche Joel Cairo (Peter Lorre), che dapprima gli offre 5000 dollari per cercare una statuetta nera di uccello, poi lo minaccia con una pistola, ma Spade lo disarma con un pugno. La stessa sera Cairo e Brigid si incontrano, e a Sam appare chiaro che i due si conoscono. Cairo entra in un visibile stato di agitazione quando la donna gli rivela che "il grassone" è a San Francisco. Il mattino dopo Spade, nell'hotel di Cairo, fa conoscenza con "il grassone" Kasper Gutman (Sydney Greenstreet) e si fa spiegare che il Falcone Maltese che era finito nelle mani di un generale russo a Istanbul. Gutman aveva tentato di offrirgli un prezzo per cederlo ma, poiché il generale si era rifiutato, Gutman aveva mandato dei suoi "incaricati" a rubarlo ma costoro lo hanno tradito. Gutman propone a Spade un premio di 25 mila dollari per trovare la statuetta, più una percentuale sulla vendita, ma Spade si sente vacillare e viene meno: il suo bicchiere era stato drogato. Quando rinviene, Spade nota un quotidiano su cui è cerchiato l'orario di arrivo dell'imbarcazione "La Paloma". Corre al molo, ma l'imbarcazione è in fiamme. Nel suo ufficio si precipita un uomo (Walter Huston) che tiene stretto a sé un pacchetto avvolto in un giornale. L'uomo collassa e muore. Dal contenuto del pacchetto, Spade capisce che si tratta del Capitano Jacobi, comandante de "La Paloma". Poi esclama alla segretaria: ce l'abbiamo! Spade va a nascondere il pacchetto in un deposito bagagli e, al suo ritorno, trova Brigid, Gutman e Cairo ad aspettarlo. Si fa portare il pacchetto dalla segretaria e, quando lo apre, i tre esclamano: «è falso!». Gutman e Cairo si propongono di tornare a Istanbul per una nuova ricerca e tentano, inutilmente, di assoldare Spade. Dopo che questi sono andati via, Spade chiama la polizia e li informa dell'accaduto. Intanto si confronta con Brigid, dicendole che sa che lei ha ucciso Archer per incolpare Thursby. Un agente di polizia arriva, porta via Brigid e chiede di cosa sia fatta la statuetta. Spade risponde: «è fatta della materia di cui sono fatti i sogni». Il mistero del falco è ritenuto quasi unanimemente il miglior thriller mai realizzato. E’ stato il prototipo del film noir degli anni Quaranta, modello di narrativa cinematografica al quale si ispirò un’intera serie di film polizieschi interpretati da Peter Lorre e Sydney Greenstreet. John Huston affrontava per la prima volta la regia cinematografica, dopo aver lavorato per dieci anni come soggettista e sceneggiatore per la Warner Brothers. Durante quel periodo aveva collaborato alla sceneggiatura di moltissimi film, tra cui il dottor Miracolo (Murders in the Rue Morgue, 1932), Il sapore del delitto (The Amazing Dr Clitterhouse,) di Anatole Litvak con Edward G. Robinson e Humphrey Bogart (storia di un medico della buona società, che per verificare le sue teorie criminologiche, diventa un ladro di gioielli) e Figlia del vento (Jezebel, dal dramma di Owen davis jr.) di William Wyler con Bette Davis (nella parte di una Rossella O'Hara prebellica), entrambi del 1938, Il conquistatore del Messico (Juarez, 1939) di William Dieterle (con Paul Muni nella parte del rivoluzionario), Un uomo contro la morte (Dr Ehrlich’s Magic Bullet, 1940) e Una pallottola per Roy (High Sierra, 1941), diretto da Raoul Walsh, che fu anche il primo film in cui Bogart ebbe la parte del protagonista. Per Huston, che in gioventù era stato via, via soldato, vagabondo, pugile, playboy, attore dilettante e scrittore, sarebbe stato difficile non trovarsi in sintonia con l’autore del romanzo. Dashiell Hammett, dal canto suo, aveva lasciato la scuola a 13 anni, aveva fatto lo strillone, il commesso, lo stivatore, il pubblicitario e il detective presso l’agenzia Pinkerton, occupandosi anche dell’omicidio in cui si trovò coinvolto l’attore Fatty Arbuckle. Poi, ammalatosi di tubercolosi, si mise a fare lo scrittore e rivelò, sia pure impegnandosi solo in romanzi polizieschi, un grande talento letterario. Dal romanzo di Hammett, che era apparso per la prima volta nel 1930 in cinque puntate sulla rivista "Black Mask" e successivamente in volume presso la casa editrice Knopf, erano già state tratte due versioni cinematografiche, Entrambi i film erano stati prodotti dalla Warner. La prima nel 1931, ad opera del regista Roy del Ruth, con Bebe Daniels e Ricardo Cortez; la seconda nel 1936, con il titolo Satan Met a Lady, ad opera di William Dieterle (in una libera versione in chiave di commedia e, al posto del falco, un corno incrostato di gioielli che sarebbe stato usato dal paladino Orlando a Roncisvalle), con Bette Davis e Warren Williams. Ma soltanto la versione di Huston è oggi famosa e ricordata. La sceneggiatura che Huston presentò piacque così tanto a Jack Warner che questi decise di affidargli anche la regia, ponendogli comunque un limite di sei settimane di lavorazione e un budget di soli 300 mila dollari. Il regista preferì pertanto realizzare tutto in interni, il che ha conferito alla pellicola un tono claustrofobico e angoscioso, accentuato dall'uso di set completi di soffitto (come in Quarto potere di Orson Welles) e dai toni cupi del bianco/nero di Arthur Edeson[1]. Il ruolo del detective Sam Spade era stato offerto a George Raft, ma l’attore non se la sentì di porre la propria reputazione nelle mani di un regista alle prime esperienze. E dunque Huston accettò la candidatura di Humphrey Bogart. Quest’ultimo per dieci anni aveva sostenuto il ruolo del gangster. Nei suoi primi 34 film prodotti dalla Warner Brothers, per nove volte era stato un galeotto, per otto era morto sulla sedia elettrica o impiccato e per altre tredici era stato crivellato dai proiettili. Con Il mistero del falco (considerato da Georges Sadoul e dal altri critici come il capostipite del cinema poliziesco nero, ma nel Panorama du Cinéma Noir Bord e Chaumedon lo affiancano a I misteri di Shanghai, diretto da Sternberg nello stesso 1941) Bogart si liberò dal suo stereotipo e costruì l’immagine cinica (ma legato a un rigido codice di etica professionale) e romantica (senza essere sentimentale), grintosa e sardonica, del detective che opera nell’ambito dell’arido mondo della criminalità urbana. Anche se Huston scrisse la sceneggiatura trascrivendo letteralmente molti dialoghi perché non perdessero l’incisività del linguaggio di Hammet, eppure nel passaggio dalla pagina alla pellicola, Huston modificò sensibilmente il personaggio di Spade, attenuando le punte di disincanto e di avidità. Nel romanzo Brigid chiede a Spade quando ormai ha capito che sarà consegnata alla polizia: Ti saresti comportato così con me se il falco fosse stato vero e avessi incassato tutti i tuoi soldi?. Spade non dà una risposta ma due. Prima dice: Ormai che importanza ha? Non giurare sulla mia apparente disonestà. Magari una cattiva reputazione può essere proficua, procura lavori ben pagati e rende più facile trattare con il nemico. Ma poi aggiunge: Certo, un bel po’ di soldi avrebbero avuto il loro peso nell’altro piatto della bilancia. Huston taglio la seconda risposta. Il suo Sam Spade ha sempre voluto fare giustizia: La scusa di lavorare per i soldi mi ha permesso di mettervi tutti nel sacco. Huston fece di Spade un personaggio più romantico, meno avido e più amante ferito, ma non privo di tratti antieroici. Huston, ad esempio, ha conservato la relazione adulterina di Spade con la moglie del suo socio. Nelle motivazioni di Spade rimase un inquietante margine di asprezza: i sentimenti vengono messi in secondo piano rispetto al dovere di vendicare un socio che finché era in vita, veniva tranquillamente tradito. Spade consegna la donna che ama alla polizia perché sa di non potersi fidare di lei. Ma la fa anche per orgoglio ferito: perché le ha cercato di usarlo come ha fatto con gli altri. Una della affermazioni favorite di Huston è: Il trucco sta nell’assegnare la parte giusta agli attori giusti, e Il mistero del falco ne fu la prova. Per la parte di Brigid, la ragazza che si rivolge ai detective Spade e Archer raccontando loro una storia che si rivela presto pura invenzione, aveva scelto Mary Astor (che ne fa il modello di tutte le donne perverse che popoleranno il cinema noir americano, impregnato di misoginia), già trentacinquenne, da vent’anni sulla breccia e ormai prossima al declino. L’attrice interpretò la sua parte con grande intelligenza: Brigid era una bugiarda nata e anche un po’ psicopatica. Ma si dà il caso che i bugiardi di questo genere sappiano mostrare una faccia sempre sincera, anche se si capisce da mille piccole sfumature che stanno mentendo … ad esempio non possono trattenersi dal respirare piuttosto affannosamente. E anch’io molto spesso respiravo in fretta prima di affrontare le scene … Peter Lorre era un attore stimato sia in America sia in Gran Bretagna, fin dai tempi della sua fuga dalla Germania nazista. Sydney Greenstreet (con le proverbiali riprese dal basso per esaltarne la mole), dopo un breve periodo durante il quale aveva fatto il piantatore di tè a Ceylon, aveva incominciato a recitare in teatro. Con questo film, a 62 anni, pur con qualche patema d’animo, si decise ad affrontare il cinema. Esordì nella scena in cui Gutman racconta a Spade la storia del falcone maltese e attende ansioso che la droga messa nel bicchiere del detective, produca i suoi effetti. Walter Huston, il padre del regista, fece una comparsa nella parte del marinaio che entra barcollando nell’ufficio di Spade, consegna il falcone e poi cade a terra morto. Il vecchio Huston ebbe poi a lagnarsi perché, per questa breve scena, aveva dovuto lavorare l’intera giornata e inoltre s’era ritrovato pieno di lividi dovuti alle innumerevoli prove della caduta. Le ripetizioni delle scene, in generale, non erano frequenti con Huston come regista. Egli infatti preparava con precisione la sceneggiatura e il piano di lavoro, sicché tutto procedeva rapidamente, e non vi erano cambiamenti o improvvisazioni durante le riprese: Il mistero del falco finì per costare meno di quanto era previsto. Mary Astor ricorda che una volta, per le riprese di una scena complicata, era stata programmata l’intera giornata di lavoro. Invece Huston riuscì a girarla in soli sette minuti con una sola ripetizione. Il film fu girato seguendo l’ordine della narrazione, il che aiutò la troupe a capire l’esatto svolgimento della trama, che era assai intricata. Il tocco stilistico di Huston (che si serve di un operatore di grandi meriti come Arthur Edeson e s'affida a una prosa asciutta e fluida) era già evidente. La regia crea l’atmosfera visiva (con sapienti angolazioni, ombre e veneziane nell’ufficio di Spade, aggressività del grandangolo e sfruttando la profondità di campo) senza però insistere sugli aspetti espressionistici dell’immagine. I suoi movimenti di macchina sono stati descritti dal critico James Agee, che in seguito firmò la sceneggiatura della Regina d’Africa (The African Queen, 1951): Le migliori caratteristiche del lavoro di Huston sono la naturalezza con cui evidenzia gli elementi di una scena e la composizione dell’inquadratura. La macchina da presa si avvicina e quasi aggredisce gli attori durante un dialogo concitato e si allontana diminuendo la tensione se gli attori parlano con tranquillità. Huston non si serve della macchina da presa in modo retorico, non cerca il bello per il bello nell’inquadratura. Ma proprio perché se ne serve con la stessa determinazione di un lottatore impegnato a metter a segno gli attacchi più efficaci, riesce a creare una gran quantità di inquadrature indimenticabili. Ed è forse la capacità che Huston ha di avvalersi delle tecniche di ripresa che sente più adatte ai suoi scopi, al di là dell’ortodossia e delle mode, ciò che dà ai suoi film migliori il merito di rivalutarsi continuamente con il passare del tempo. Tra le molte scene memorabili: Mary Astor consegnata da Bogart alla polizia, e il suo volto dietro le sbarre dell’ascensore che inizia a scendere. Come disse poi Peter Lorre: Tutto funzionava bene in quel film. Ciascuno recitava giusto. Ogni cosa riusciva. E Bogart: Non sono molte le cose di cui sono fiero. Quel film ne è una. Curiosità: la statuetta del falco, in bronzo e piombo, è stata venduta da Christie’s nel 1994 per 398.000 dollari. Il film ha avuto due doppiaggi. Nell'edizione originale, uscita nelle sale italiane solo nel 1945, a guerra finita, con il doppiaggio eseguito negli USA, da attori italo-americani. La seconda versione è del 1984. Di questa versione sono riportati i principali interpreti nella tabella sopra.

Note:

1 ^ Egle Santolini in Ciak, anno V, n° 1, gennaio 1989, pag. 136

Bibliografia:

Il Film Noir storie americane, Alberto Guerri, Gremese

Il Film Noir Americano, Leonardo Gandini, Lindau

Poliziesco americano in cento film, Renato Venturelli, Le Mani

John Huston, Morando Morandini, Il Castoro Cinema







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Via col vento






















Titolo originale: Gone with the Wind
Paese: Stati Uniti d'America
Anno: 1939
Durata: 222 min
Colore: colore
Audio: sonoro
Rapporto: 1,37:1
Genere: drammatico, storico, epico
Regia: Victor Fleming
Soggetto: Margaret Mitchell
Sceneggiatura: Sidney Howard
Produttore: David O. Selznick
Casa di produzione: Metro-Goldwyn-Mayer

Interpreti e personaggi

* Vivien Leigh: Rossella O'Hara (Scarlett O'Hara)
* Clark Gable: Rhett Butler
* Leslie Howard: Ashley Wilkes
* Olivia de Havilland: Melania Hamilton (Melanie Hamilton)
* Hattie McDaniel: Mami (Mammy)
* Thomas Mitchell: Gerald O'Hara
* Barbara O'Neil: Ellen O'Hara
* Laura Hope Crews: Zia Pittypat
* Ona Munson: Bella Watling (Belle Watling)
* Evelyn Keyes: Susele O'Hara
* Ann Rutherford: Carreen O'Hara
* Butterfly McQueen: Prissy
* Victor Jory: Jonas Wilkerson
* Everett Brown: Sam (Big Sam)
* Howard C. Hickman: John Wilkes
* Alicia Rhett: Lydia Wilkes (India Wilkes)
* Leona Roberts: Sig.ra Carolina Meade
* George Reeves: Stuart Tarlenton
* Fred Crane: Brent Tarlenton
* Rand Brooks: Carlo Hamilton (Charles Hamilton)
* Carroll Nye: Franco Kennedy, (Frank Kennedy)
* Jane Darwell: Sig.ra Merriwether

Doppiatori italiani:

* Lydia Simoneschi: Rossella O'Hara
* Emilio Cigoli: Rhett Butler
* Sandro Ruffini: Ashley Wilkes
* Renata Marini: Melania Hamilton
* Maria Saccenti: Mami
* Mario Besesti: Gerald O'Hara
* Tina Lattanzi: Ellen O'Hara
* Giuseppe Rinaldi: Stuart Tarleton
* Gianfranco Bellini: Brent Tarleton
* Zoe Incrocci: Prissy
* Gualtiero De Angelis: Franco Kennedy
* Adolfo Geri: Carlo Hamilton
* Giovanna Cigoli: Sig. Carolina Meade
* Giovanna Scotto: Bella Watling

Fotografia: Ernest Haller
Montaggio: Hal C. Kern
Effetti speciali: Jack Cosgrove
Musiche: Max Steiner
Scenografia: William Cameron Menzies
Lyle R. Wheeler

Premi:

* 8 Oscar 1940: miglior film, miglior attrice (Vivien Leigh), miglior attrice non protagonista (Hattie McDaniel), miglior scenografia, miglior fotografia, miglior regista, miglior montaggio, miglior sceneggiatura non originale
* 2 Oscar speciali: Oscar alla conquista tecnica per Don Musgrave e Oscar alla carriera per William Cameron Menzies



Via col vento è un film drammatico diretto da Victor Fleming nel 1939; è uno dei film più famosi della storia del cinema e ha stabilito dei record che rimangono tuttora insuperati. Il film venne prodotto da David O. Selznick e distribuito dalla Metro-Goldwyn-Mayer; la sceneggiatura, in buona parte dovuta a Sidney Howard, è tratta dal romanzo omonimo di Margaret Mitchell, vincitore del premio Pulitzer nel 1937.[1]

La lavorazione del film è senza dubbio una delle più complesse e travagliate della storia del cinema: complessivamente richiese circa due anni per poter essere realizzato e il suo completamento è dovuto principalmente al grande sforzo economico e lavorativo di Selznick, la cui intenzione era di farne un grande affresco storico, oltre che una semplice storia d'amore; per raggiungere il suo scopo Selznick vi dedicò quasi tutte le sue energie nel periodo della produzione. Proprio la grandiosità produttiva e il grande successo di pubblico rendono questo film una pietra miliare indiscutibile nella storia del cinema; si è trattato, infatti, del primo caso di successo planetario nella storia del cinema.

Ufficialmente la regia è attribuita a Victor Fleming, ma durante la produzione si sono succeduti George Cukor e Sam Wood.[2] Lo stesso Selznick (considerato da molti il vero autore del film)[3] ha avuto una forte presenza nella direzione così come su molti aspetti del film, tra cui anche la sceneggiatura, il montaggio e la scelta degli attori, a dimostrazione che questo più degli altri è il "suo" film.

Trama

L'inizio

Sud degli Stati Uniti, 1861. Il film narra la vita spensierata e mondana di due ricche famiglie di possidenti terrieri, gli O'Hara, nella loro proprietà "Tara", e i Wilkes nella vicina tenuta de "Le Dodici Querce". Un giorno la figlia maggiore degli O'Hara, Rossella, è a colazione con i fratelli Stuart e Brent Tarleton, i quali le comunicano che Ashley Wilkes ha intenzione di sposare la propria cugina Melania Hamilton. Rossella prende molto male la notizia, essendo anche lei innamorata perdutamente di Ashley e convinta di essere ricambiata. Poco dopo Rossella va incontro al padre, che le comunica che i Wilkes hanno intenzione di dare una festa e le conferma la notizia dell'imminente matrimonio tra Ashley e Melania; Rossella rimane sconvolta e decide di rivelare ad Ashley il suo sentimento per lui, convinta che questo lo convincerà a cancellare le nozze. Rossella va alla festa e si comporta in modo molto esuberante, attirandosi le simpatie dei ragazzi e le antipatie delle ragazze, invidiose del suo successo con gli uomini; durante il riposo dopo pranzo le donne vanno a dormire, ma Rossella si alza dal letto e decide di andare a cercare Ashley per comunicargli il suo amore. Lo trova insieme a tutti gli altri uomini, mentre questi sono intenti a discutere di politica.

La minaccia del governo federale di imporre le regole della società industriale e di abolire la schiavitù, fonte di manodopera a basso costo per la coltivazione del cotone, incita gli animi idealisti dei giovani del Sud ad abbracciare l'idea di una guerra di secessione. Un noto e scaltro avventuriero di Charleston, Rhett Butler, avverte tutti i partecipanti alla discussione della superiorità di mezzi degli Stati nordisti: egli, infatti, è stato negli Stati del Nord e fa notare a tutti che il Sud è totalmente sprovvisto di fabbriche di cannoni e munizioni; inoltre, la maggior parte dei campi coltivabili vengono destinati al cotone e ad altri beni secondari, non al cibo, e quindi i nordisti con le loro forti navi da guerra potrebbero, bloccando i porti, tagliare i rifornimenti a tutto il Sud. La maggior parte degli uomini prende le parole di Butler come un'offesa alla patria, e l'orgoglio impedisce a tutti di ascoltare i saggi consigli dell'uomo, che ha fama di rinnegato.

Butler esce dalla sala della riunione; Ashley lo segue per dovere d'ospitalità e, nel cercare di raggiungere Rhett, si imbatte in Rossella, che lo porta in una stanza e gli comunica il suo affetto. Lui, però, risponde che pur volendo molto bene a Rossella intende sposare ugualmente Melania; udito questo, Rossella va su tutte le furie e, dopo l'uscita di Ashley dalla stanza, lancia un vaso contro il muro, rompendolo. In quel momento si accorge che Rhett Butler era nascosto dietro il divano e che ha sentito tutta la conversazione. Pochi minuti dopo arriva la notizia che la guerra di secessione è cominciata: la migliore gioventù del Sud corre ad arruolarsi. Rossella riceve la proposta di matrimonio di Carlo Hamilton, fratello di Melania, e, sebbene non innamorata di lui, accetta per poter rimanere vicino ad Ashley. Poco dopo il doppio matrimonio, i due mariti partono per la guerra.

La guerra

La guerra tanto desiderata finalmente arriva: Ashley è partito ma, dopo un iniziale successo del Sud, la tragica realtà sconvolge le speranze dei sudisti. Nel frattempo Rhett, sfruttando le sue conoscenze e la sua audacia, diventa uno tra gli uomini più ricchi del Sud, forzando il blocco nordista con le sue navi e rifornendo di provviste gli Stati confederati.

Le truppe nemiche avanzano inesorabilmente e le perdite sono sempre più gravi; uno dei caduti in guerra è proprio il marito di Rossella. Rimasta vedova, Rossella si trasferisce ad Atlanta , dove vive Melania con la zia, nella speranza di poter vedere Ashley. La situazione precipita quando l'esercito nordista si appresta ad assediare la città, proprio quando Melania sta per dare alla luce un figlio. Rossella si vede costretta controvoglia ad accudire i soldati feriti e – per una promessa fatta ad Ashley – a vegliare su Melania. Quando ormai la città è nel caos, Rhett porta in salvo le due donne attraversando la stazione in fiamme. Sulla strada per Tara, Rhett le abbandona con l'intenzione di arruolarsi nell'esercito sudista, anche se la guerra è ormai praticamente persa, e dichiara finalmente il suo amore per Rossella, ma questa, ancora innamorata di Ashley, respinge il suo bacio appassionato.

Giunta a casa, Rossella trova il suo vecchio mondo distrutto: la povertà più assoluta, la madre morta e il padre malato di mente. Rossella assume il ruolo di capofamiglia e gestisce tutte le attività lavorative a Tara: questo le procura l'odio della sorella Susele per via dei modi con cui obbliga tutti a lavorare fino allo stremo, nonostante la stessa Rossella fatichi ininterrottamente per cercare di guadagnare quei pochi soldi necessari ad andare avanti. Finalmente un giorno Gerald O'Hara, il padre di Rossella, torna a casa dopo essere stato in città e comunica a tutti che la guerra è finita: il Sud si è arreso. Nella disperazione generale Rossella ha l'intuizione di piantare più cotone, prevedendo un immediato rialzo del prezzo.

La ricostruzione

Nonostante l'intuizione di Rossella, le tasse imposte dai nordisti sono altissime e il commercio di cotone, sebbene redditizio, non le consente di riprendere il suo vecchio stile di vita; le consente però di sfamarsi, tanto che permette a Melania di rifocillare tutti i reduci che ritornano affamati dal fronte. Tra questi un giorno arriva anche Ashley, che comincia a collaborare lavorando a Tara. Poco tempo dopo muore Gerald O'Hara ma Rossella ha altro a cui pensare: per via di una nuova fortissima tassa imposta dai nordisti, infatti, rischia di perdere l'intera proprietà. Rossella si rende conto di non essere in grado di procurarsi il denaro in tempo e decide di andare a trovare Rhett Butler, agli arresti come prigioniero di guerra; inizialmente Rossella finge di non avere problemi e di essere andata da Rhett solo per fargli una visita, ma egli è più furbo di quanto Rossella immagini e intuisce in breve la verità. Tuttavia non è in grado di aiutarla, poiché il suo denaro è depositato all'estero.

Tornando dalla prigione, Rossella e Mami, la sua schiava nutrice, si imbattono in Franco Kennedy, il fidanzato di Susele, e vengono a sapere che ha aperto un negozio e una segheria che gli hanno consentito di mettere da parte una piccola fortuna. Nella sua ambizione, Rossella sposa il fidanzato della sorella con l'intenzione di impadronirsi dei suoi soldi per pagare le tasse e sfrutta la segheria per arricchirsi, facendo affari anche con gli stessi nordisti. Si illude di essere ancora innamorata del malinconico Ashley, che però resta fedele a Melania e preferisce ricordare il mondo romantico dell'anteguerra. Ancora una volta, però, Rossella rimane vedova, perché il marito cade in uno scontro a fuoco per un regolamento di conti. Anche Ashley resta ferito, ma viene salvato dal provvidenziale intervento di Rhett, di cui Rossella continua a diffidare.

Il terzo matrimonio

Rhett, ricchissimo e innamorato, riesce finalmente a sposare Rossella; i due hanno una figlia, Diletta, che però non fa altro che mettere in evidenza le difficoltà psicologiche della madre (durante un sogno si lamenta di cercare qualcosa nella nebbia e non ha ancora dimenticato il suo ideale di sempre: Ashley). Questa situazione è ormai diventata un'ossessione per Rhett, il cui sincero sentimento è messo a dura prova dai pettegolezzi e dall'atteggiamento capriccioso e indifferente di Rossella. Il dramma culmina con la morte di Diletta, dovuta ad una caduta da cavallo, e con la morte di Melania, che prima di spirare ricorda a Rossella l'amore che Rhett prova per lei. Quando Ashley, alla fine, confessa che Melania era il suo unico sogno che non fosse stato distrutto dalla realtà, Rossella si rende conto di aver amato un'illusione, e che Rhett era probabilmente il suo vero, inconsapevole, amore. Ma è ormai troppo tardi: stanco dei suoi capricci, Rhett la lascia sulla porta di casa, rispondendo alla domanda di Rossella: «Se te ne vai, che sarà di me?» con la frase:
« Francamente me ne infischio. »


Altrettanto memorabile è la frase conclusiva, pronunciata da Rossella tra le lacrime, che riassume la complessità di un personaggio romantico quale quello di Rossella O'Hara:
«E troverò un modo per riconquistarlo. Dopotutto, domani è un altro giorno!»

L'idea di trarre un film dal popolarissimo romanzo di Margaret Mitchell venne al produttore David O. Selznick, questi condusse una lunga trattativa e alla fine riuscì ad acquistare i diritti dall'autrice per la somma record di 50.000 dollari,[2] subito dopo propose alla Warner Brothers di aiutarlo nella produzione, ma a causa di alcuni strascichi sulle scelte degli attori questo accordo andò a monte: Selznick scelse alla fine, contro il parere dei suoi collaboratori, di produrre in proprio il film, e trovò un accordo con la Metro Goldwyn Mayer per la distribuzione in cambio di una percentuale sui profitti.

Selznick cominciò a preparare il film insieme a George Cukor; la coppia impiegò più di un anno per preparare tutto il necessario alle riprese. Le prime scene vennero girate a partire dal 10 dicembre del 1938 ma vennero subito sospese per via del Natale; di fatto le riprese vere e proprie cominciarono il 26 gennaio 1939. Il produttore era talmente concentrato sulla realizzazione del film, da "invadere" costantemente il set durante le riprese obbligando registi, attori e sceneggiatori ad assecondare ogni suo capriccio. Non a caso durante la lavorazione molti membri dello staff furono licenziati o si dimisero e i loro ruoli furono riassegnati.

La sceneggiatura del film è una delle parti più travagliate; dopo aver acquistato i diritti del libro, Selznick iniziò a scriverla personalmente. Alla fine venne accreditata nei titoli di testa a Sidney Howard che di fatto ne è il principale autore; questi per completarla senza le interruzioni di Selznick fu costretto a risiedere per un breve periodo di tempo al di fuori degli Stati Uniti.[2] In realtà oltre al produttore e ad Howard vi misero le mani altri 8 sceneggiatori (tra cui gli scrittori Francis Scott Fitzgerald e Ben Hecht non accreditati)[4] tra sostituti e collaboratori che vennero cambiati prima e durante le riprese con una velocità che spaventava tutto il resto del cast, alcuni di questi dieci sceneggiatori lavorarono infatti solo pochi giorni tuttavia vennero consistentemente retribuiti.

Howard venne pagato circa 2.000 $ a settimana[2] (per un totale di 84.834 $)[5] e non vide mai l'opera finita perché morì il 23 agosto 1939,[5] quando il film era in sala montaggio.

Alla fine per pagare tutti i 10 sceneggiatori il produttore spese complessivamente 126.000 $,[2] se si sommano a questi i 50.000 $ pagati per i diritti all'autrice Selznick spese 176.000 $ senza avere ancora in mano neanche un metro di pellicola.

Quando Selznick propose il film alla Warner Bros, i due principali candidati ad interpretare le parti di Rossella e Rhett erano Bette Davis ed Errol Flynn. I due, tuttavia, erano poco tempo prima venuti a lite e mal si sopportavano: Selznick avrebbe dovuto cambiare almeno uno dei due, ma poi gli accordi con la WB saltarono e Selznick fu costretto a ripiegare altrove. Una volta accordatosi con la MGM Selznick rimase indeciso se contattare Clark Gable o Gary Cooper, ma quando quest'ultimo rispose affermando:
« Via col vento sta per diventare il più grande flop della storia del cinema, e sarà Clark Gable a perderci la faccia e non Gary Cooper »

(Gary Cooper[2])

il produttore non ebbe più dubbi e assegnò la parte a Clark Gable senza indugiare; la MGM fu d'accordo fin dall'inizio e Gable venne scritturato. In quel periodo Gable stava divorziando da Ria Langham e la moglie voleva 400.000 dollari per concedere il divorzio al marito; questi, tuttavia, non era in grado di pagare una somma così alta tutta insieme, ma alla fine ricevette come compenso 400.000 per il divorzio, più 120.000 dollari per sé.

Molto più complicata e travagliata è stata la scelta per l'attrice che doveva interpretare Rossella. Furono provinate circa 1400 attrici, tra cui Paulette Goddard, Susan Hayward, Katharine Hepburn, Carole Lombard, Jean Arthur, Tallulah Bankhead, Norma Shearer, Barbara Stanwyck, Joan Crawford, Lana Turner, Joan Fontaine e Loretta Young; al momento dell'inizio delle riprese nel dicembre 1938 non si aveva ancora un nome definitivo e si dovette cominciare senza la protagonista.

In mezzo a questo elenco di star hollywoodiane la parte venne assegnata alla sconosciuta Vivien Leigh; questa ottenne un provino quando venne presentata quasi per caso al fratello del produttore, Myron Selznick, mentre si girava la scena dell'incendio di Atlanta. Alla fine rimasero in lizza due attrici: Paulette Goddard e appunto Vivien Leigh. Una leggenda vuole che la Goddard perse il ruolo perché non riuscì a dimostrare di essere realmente sposata a Charlie Chaplin, con cui conviveva, e questo per il moralista e capo della MGM Louis B. Mayer era del tutto inaccettabile. Nemmeno Vivien Leigh era sposata e conviveva con Laurence Olivier, ma a differenza della Goddard la storia non era nota al grande pubblico e per questo ottenne la parte e 25.000 dollari. I due si sposarono comunque poco tempo dopo, il 31 agosto 1940 come promesso a Mayer.[6]

La selezione per scritturare Ashley (Leslie Howard) non creò grossi problemi perché Howard era già sotto contratto con la MGM e la sua convocazione fu gradita al produttore e fu subito scartata l'idea iniziale di scritturare Randolph Scott; viceversa per il ruolo di Melania Selznick contattò Olivia De Havilland, sotto contratto con la WB. La De Havilland voleva la parte e cercò in tutti i modi di convincere Jack Warner (il presidente della WB) a lasciarla libera per questa occasione, alla fine fu la moglie di Warner (amante del libro e ammiratrice della De Havilland) a convincere il marito a lasciare libera l'attrice.

Per il ruolo di Mami venne eseguito un casting; i giochi sembrarono fatti quando Eleanor Roosevelt (moglie del presidente Franklin Delano Roosevelt) telefonò personalmente a Selznick per proporre la sua governante Elizabeth McDuffie per quella parte;[7] Hattie McDaniel aveva partecipato al casting ma era convinta di non ottenere la parte perché era precedentemente nota per ruoli comici completamente diversi da quello di Mami e credeva che i produttori cercassero un'attrice più seria, tuttavia le cose cambiarono quando Clark Gable (con cui la McDaniel aveva già lavorato in precedenza in Sui mari della Cina[8] e Saratoga[9]) sostenne vigorosamente la sua candidatura.[10] Alla fine Selznick diede retta all'attore e scritturò la McDaniel per quel ruolo che l'ha resa celebre e le ha consentito di essere la prima attrice di colore a ricevere l'Oscar.

Dopo la lunghissima pre-produzione necessaria a realizzare i 90 set necessari[4] ebbero inizio le riprese; queste durarono dal 10 dicembre 1938 al 27 giugno del 1939 e impiegarono complessivamente più di 2.400 comparse.[4] Le prime scene girate furono quelle dell'incendio di Atlanta. Vennero girate quasi due ore di pellicola, da cui furono estratti i pochi minuti visibili nel film. Questa sproporzione è spiegata dal fatto che l'occasione di ripresa fu unica, in quanto furono bruciate diverse scenografie di vecchi film tra cui la famosa porta del film King Kong del 1933, che portò addirittura ad un'irruzione sul set dei vigili del fuoco, avvertiti da alcuni residenti del luogo che si erano spaventati vedendo alte fiamme e un denso fumo levarsi dal set.[2] Il film venne diretto inizialmente da George Cukor che insieme al produttore aveva realizzato tutta la pre-produzione, dopo meno di 3 settimane di riprese il produttore cacciò Cukor a causa delle loro continue liti [2] e in sostituzione chiamò Victor Fleming, che stava lavorando al film "Il mago di Oz". Fleming iniziò a girare il film ma dopo alcuni mesi venne condotto ad un grave esaurimento nervoso dalle continue intromissioni del produttore e decise di prendersi una vacanza. Selznick allora chiamò Sam Wood per sostituirlo, ma anche Wood venne cacciato pochi giorni prima del rientro di Fleming, in attesa del quale la regia venne affidata allo scenografo William Cameron Menzies.[11] In tutto i minuti girati da Wood montati nel film sono 33,[2] quelli di Cukor 17.[4]

Anche i direttori della fotografia non rimasero immuni alle manie di perfezionismo di Selznick, infatti all'inizio venne scritturato Lee Garmes ma dopo un mese di riprese venne sostituito da Ernest Haller perché Selznick giudicava la fotografia di Garmes troppo oscura per il film;[2] rimase invece sempre costante Ray Rennahan per il technicolor.[2] La scena alla stazione, con una distesa interminabile di feriti, impiegò quasi mille comparse e altrettanti manichini mossi dalle comparse stesse.[4] Diversi particolari di scenografie, tra cui i soffitti della villa alle Dodici Querce e parte della stazione ferroviaria erano semplicemente dipinti su un vetro sovrapposto all'inquadratura.[11] Nella scena del ballo di beneficenza i due protagonisti fecero ricorso ad una pedana girevole per accentuare il movimento rotatorio della danza.[11]

Durante le riprese gli screzi fra i membri del cast non furono pochi; l'aneddoto più famoso è legato al fatto che Vivien Leigh detestava le scene in cui doveva baciare Gable che, benché ancor giovane, già portava la dentiera e aveva, secondo l'attrice, un alito "mefistofelico".[2] Inoltre la Leigh era infastidita dal fatto che lei lavorò ininterrottamente per 125 giorni percependo 25.000 dollari, Gable ne prese 120.000 lavorando per 71 giorni intervallati da vacanze.[2] Una curiosità singolare riguarda il fatto che durante tutti i mesi di riprese i 4 attori principali (Leigh, Gable, Howard e De Havilland) recitarono tutti insieme solo per una scena: quella del ritorno dei mariti dalla spedizione a Shantytown, che nel film occupa circa due minuti. Un'altra curiosità singolare riguarda il fatto che dei quattro attori principali i tre che interpretano i personaggi che sopravvivono (Gable, Leigh e Howard) sono morti in giovane età, viceversa la De Havilland, nata nel 1916, è tuttora in vita mentre nel film il suo personaggio è l'unico a morire. Altre due attrici ancora in vita che hanno recitato in questo film sono Alicia Rhett (alias Lydia Wilkes) la quale è nata nel 1915 e Ann Rutherford (alias Carreen O'Hara), nata nel 1920.

Alla fine delle riprese il materiale girato era moltissimo: 158.000 metri di pellicola. Hal C. Kern, assunto per il montaggio cominciò immediatamente a lavorare a ritmo forsennato, seguendo le direttive di Fleming e dell'onnipresente Selznick (che ovviamente aveva sempre l'ultima parola). Una prima versione rozza venne preparata in breve tempo, poi da questa furono eliminati circa 45 minuti arrivando alla versione definitiva attuale; in questa versione definitiva vennero montati solo 6.800 metri del totale girato.[4]

Poco tempo prima della prima proiezione pubblica il produttore ebbe dei problemi con la censura; infatti nella celebre ultima battuta di Rhett Butler, Clark Gable in lingua originale dice "Frankly, my dear, I don't give a damn", il termine "damn" era fortemente dispregiativo nella parlata dell'epoca e veniva interpretato come una bestemmia, pertanto le autorità pretendevano che fosse eliminato o sostituito. Tuttavia Selznick non si arrese, consultò i più importanti dizionari di lingua e interpellò diverse personalità del campo fino a riuscire a dimostrare che il termine "damn" era effettivamente forte ma non andava considerato come bestemmia. Questo consentì a Selznick di tenere invariata la scena pagando 5.000 $ di sanzione.[11]

Per la colonna sonora Selznick aveva a disposizione Herbert Stothart, sotto contratto con la MGM e disposto a collaborare.[12] Selznick voleva a tutti costi Max Steiner che però aveva un contratto di esclusiva con la major rivale Warner Bros, questo però non fermò il produttore che accettò di pagare una pesante penale pur di avere il suo compositore preferito.[12] Steiner era indubbiamente un compositore di talento, e aveva composto un gran numero di colonne sonore, tuttavia veniva generalmente considerato ripetitivo perché le sue composizioni erano tutte molto somiglianti tra di loro;[12] per il film "Via col vento" scriverà il brano che lo renderà celebre e che tuttora viene ascoltato e utilizzato (in Italia è la sigla storica del programma Porta a Porta di Bruno Vespa). Il produttore chiamò anche Adolph Deutsch, Hugo Friedhofer, Heinz Roemheld, William Axt, Franz Waxman per completare il lavoro con brani addizionali di musica non originale.[12]

Questo è l'elenco dei brani utilizzati nel film:[13]

1. Selznick International Theme
2. Main Theme
3. (I Wish I Was in) Dixie's Land
4. Katie Belle
5. Under the Willow She's Sleeping
6. Lou'siana Belle
7. Dolly Day
8. Ring, Ring de Banjo!
9. Sweet and Low
10. Ye Cavaliers of Dixie
11. Taps
12. Massa's in de Cold Ground
13. Maryland, My Maryland
14. Irish Washerwoman
15. Gary Owen
16. When Johnny Comes Marching Home
17. Weeping, Sad and Lonely (When This Cruel War Is Over)
18. The Bonnie Blue Flag
19. Hark! the Herald Angels Sing
20. Tramp! Tramp! Tramp! (The Boys Are Marching)
21. The Old Folks at Home (Swanee River)
22. Go Down Moses (Let My People Go)
23. My Old Kentucky Home
24. Marching Through Georgia
25. Battle Hymn of the Republic
26. Beautiful Dreamer
27. Jeanie with the Light Brown Hair
28. Yankee Doodle
29. Stars of the Summer Night
30. Bridal Chorus (Here Comes the Bride)
31. Deep River
32. For He's a Jolly Good Fellow
33. London Bridge Is Falling Down
34. Ben Bolt (Oh Don't You Remember)

La prima proiezione avvenne ad Atlanta in Georgia il 15 dicembre 1939,[14] a questa proiezione non poté prendere parte Hattie McDaniel per via della discriminazione all'epoca in vigore in Georgia; la premiere ottenne grande successo e Via col vento incassò 945.000 dollari solo nel primo week-end di proiezione.[15] A fronte di un costo stimato in 3,9 milioni di dollari,[15] è a tutt'oggi il film che ha avuto il maggiore incasso di tutti i tempi, correlando il valore dell'inflazione.

Il successo del film è talmente duraturo che negli Stati Uniti viene occasionalmente riproiettato da alcune sale cinematografiche e dal 1939 ad oggi ha incassato 198.000.000 $ sul mercato interno,[16] cifra che ricalcolata con l'inflazione lo mette al primo posto dei film americani più visti con 1.329.453.600 $ di incasso.[17] L'incasso globale è di 400.176.459 $,[16] conservando comunque il 92º posto nella classifica dei film che hanno incassato di più nella storia del cinema in termini assoluti;[18] correggendo la classifica con l'inflazione Via col Vento passa al primo posto con circa 2.700.000.000 $ incassati.

La sala numero 6 del cinema CNN6 Centre di Atlanta proietta ininterrottamente Via col vento due volte al giorno dal 1939.[11]

Il film venne distribuito con la tecnica del Roadshow Theatrical Release, ovvero distribuire il film in poche copie e proiettarlo in alcune grandi città scelte prima di dare inizio alla diffusione su larga scala. Di fatto il film venne distribuito su tutto il territorio degli Stati Uniti solo a partire dal 1941, e anche per l'esportazione si seguì lo stesso metodo, portando così ad una dilazione notevole dei tempi di uscita nei vari paesi (in Italia la prima proiezione del film è avvenuta il 3 novembre 1948, poco meno di nove anni dopo la premiere di Atlanta).

Il film è da sempre giudicato come l'apice del divismo e dell'esagerazione hollywoodiana, infatti la sua lavorazione complessa e il grande dispendio di mezzi indicano la volontà del produttore di realizzare un'opera mastodontica. Tuttavia il film è comunque generalmente considerato un'opera di altissimo valore artistico, le critiche riguardano infatti unicamente la durata del film che è ritenuta da alcuni esagerata (ma in parte giustificata dalla voluminosità del romanzo).[19] Alla sua uscita comunque il film venne subito accolto con parere favorevole dalla maggior parte della critica cinematografica, colpita in modo particolare dalla veridicità delle ricostruzioni storiche e dalla sua grandiosità di ambienti ben curati.[20] Una parte della critica invece attaccò duramente il film accusandolo di appoggiare troppo esplicitamente la causa sudista; altre critiche mosse al film lo accusano di avere poca consistenza artistica e di essere la solita storia d'amore con la guerra civile come inutile contorno.

Pino Farinotti assegna nel suo dizionario ben 5 stelle al film, il massimo voto possibile[21] e Paolo Mereghetti si associa assegnando a Via col vento 4 stelle nella sua guida (anche qui il massimo possibile). Diversamente Morando Morandini nel suo dizionario del cinema assegna al film un voto generale nettamente inferiore ma comunque onorevole di 3 stelle su 5,[3] evidenziando comunque i meriti dell'opera e i suoi difetti.

Nel 1998 l'American Film Institute ha collocato Via col vento al quarto posto della AFI's 100 Years... 100 Movies, ovvero la lista dei cento film americani più importanti (dopo Quarto potere, Casablanca e Il padrino), spostandolo poi al sesto nella versione del 2007.[22] Inoltre tre citazioni di dialoghi del film sono stati inseriti nella lista delle migliori battute di sempre, per la precisione:[23]

* Francamente me ne infischio di Clark Gable al 1º posto
* Dopotutto, domani è un altro giorno di Vivien Leigh al 31º posto
* Lo giuro davanti a Dio... non soffrirò mai più la fame di Vivien Leigh al 59º posto

È stato inserito nella lista del sito theyshootpictures.com al 62º posto dei migliori 1.000 film di sempre,[24] compare inoltre nella lista dei migliori film di films101.com (39º posto)[25] e al 18º posto della classifica stilata dai lettori di Time Out.[26]
Empire Magazine lo ha inserito al 18º posto nella sua lista pubblicata nel 1999[27] e al 44º posto di quella pubblicata nel 2003.[27]
Nel 1999 la rivista italiana Ciak ha stilato due liste dei 100 migliori film della storia, uno fatta dai lettori e una dai critici cinematografici interpellati, Via col vento compare in entrambe.

Nel 1989 negli Stati Uniti è stato selezionato dal National Film Registry per la conservazione[28] ed è stato riversato in forma digitale.

Figura inoltre al 166º posto della Top 250 di IMDb[29] con una media voti di 8,2/10.[30]

Il voto medio attribuito dagli utenti registrati di Rottentomatoes.com è 8,7/10.[20]

Il film ha ricevuto 13 nomination all'oscar vincendo otto statuette e più due premi Oscar speciali.
Vinti [modifica]

* Oscar al miglior film
* Oscar al miglior regista: Victor Fleming
* Oscar alla migliore attrice: Vivien Leigh
* Oscar alla migliore attrice non protagonista: Hattie McDaniel
* Oscar alla migliore sceneggiatura non originale: Sidney Howard
* Oscar alla migliore fotografia: Ernest Haller e Ray Rennahan
* Oscar per il miglior montaggio: Hal C. Kern e James E. Newcom
* Oscar per la migliore scenografia: Lyle R. Wheeler e William Cameron Menzies

Nomination [modifica]

* Oscar al miglior attore: Clark Gable
* Oscar alla migliore attrice non protagonista: Olivia De Havilland
* Oscar per i migliori effetti speciali: Jack Cosgrove, Fred Albin e Arthur Johns.
* Oscar alla migliore colonna sonora: Max Steiner
* Oscar al miglior sonoro: Thomas T. Moulton

Premi speciali [modifica]

* Oscar alla conquista tecnica: R.D. Musgrave
* Oscar onorario alla carriera: William Cameron Menzies

Olivia de Havilland e Hattie McDaniel erano in corsa per lo stesso premio, poi vinto dalla seconda. Sidney Howard morì prima dell'uscita del film e per questo il premio gli venne attribuito postumo, primo caso nella storia degli Oscar.[5] Clarke Gable si arrabbiò molto per aver perso l'Oscar quell'anno. Disse:
«Questi maledetti europei, ci ruberanno tutto[31]»


Infatti Robert Donat, vincitore con "Addio, Mr. Chips!" era inglese, così come Vivien Leigh.

NEW YORK FILM CRITICS CIRCLE AWARDS - USA
premio Attrice (Vivien Leigh)

NATIONAL FILM PRESERVATION BOARD, USA
1989 Restaurazione della pellicola

PEOPLE'S CHOICE AWARDS - USA
1989 premio Primo film di dieci di ogni tempo

PHOTOPLAY AWARDS - USA
Medaglia d'onore Produzione (David O'Selznick)
Sito ufficiale: http://www.franklymydear.com/

Note

1 ^ Biografia di Margareth Mitchell. URL consultato il 25-12-2007.
2 ^ a b c d e f g h i j k l m Trivia su IMDb. URL consultato il 24-12-2007.
3 ^ a b Scheda su mymovies.it tratta da una recensione del dizionario Morandini 2007. URL consultato il 25-12-2007.
4 ^ a b c d e f Scheda su xoomer.alice.it. URL consultato il 26-12-2007.
5 ^ a b c Scheda di Sidney Howard su IMDb. URL consultato il 29-12-2007.
6 ^ Scheda di Vivien Leigh su IMDb. URL consultato il 24-12-2007.
7 ^ Watts, Jill. Hattie McDaniel: Black Ambition, White Hollywood, HarperCollins, 2005, p. 151
8 ^ Cast di Sui mari della Cina su IMDb. URL consultato il 24-12-2007.
9 ^ Cast di Saratoga su IMDb. URL consultato il 24-12-2007.
10 ^ Harris, Warren G. Clark Gable: A Biography, Harmony, (2002), p. 203 - ISBN 0-307-23714-1
11 ^ a b c d e Scheda su lunargate.net. URL consultato il 26-12-2007.
12 ^ a b c d Scheda su cinekolossal.com. URL consultato il 25-12-2007.
13 ^ Colonna sonora su IMDb. URL consultato il 29-12-2007.
14 ^ a b Date di uscita su IMDb. URL consultato il 25-12-2007.
15 ^ a b Informazioni finanziarie su IMDb. URL consultato il 24-12-2007.
16 ^ a b Scheda su boxofficemojo.com. URL consultato il 27-12-2007.
17 ^ Classifica dei film di maggiore incasso negli USA corretta con l'inflazione, da boxofficemojo.com. URL consultato il 27-12-2007.
18 ^ Classifica dei film di maggiore incasso nel mondo, da boxofficemojo.com. URL consultato il 27-12-2007.
19 ^ Il volume della Arnoldo Mondadori Editore, collana Classici d'autore è composto da 872 pagine. ISBN 88-04-49601-0
20 ^ a b Scheda di Via col vento su rottentomatoes.com. URL consultato il 28-12-2007.
21 ^ Scheda su mymovies.it tratta da una recensione del dizionario Farinotti. URL consultato il 26-12-2007.
22 ^ AFI's 100 Years... 100 Movies. URL consultato il 24-12-2007.
23 ^ AFI's 100 Years... 100 Movie Quotes. URL consultato il 24-12-2007.
24 ^ I 1.000 migliori film della storia secondo theyshootpictures.com. URL consultato il 26-12-2007.
25 ^ I migliori film della storia secondo films101.com. URL consultato il 26-12-2007.
26 ^ Classifica dei 100 migliori film di tutti i tempi secondo i lettori di Time Out. URL consultato il 26-12-2007.
27 ^ a b Classifica dei 100 migliori film di tutti i tempi secondo Empire Magazine. URL consultato il 28-12-2007.
28 ^ National Film Preservation Board, USA: 1989. URL consultato il 24-12-2007.
29 ^ Top 250 di IMDb. URL consultato il 26-12-2007.
30 ^ Voti attribuiti dagli utenti a "Via col vento" su IMDb. URL consultato il 26-12-2007.
31 ^ Scheda su cinematocasa.it. URL consultato il 24-12-2007.

Bibliografia

* Cristalli, Paola (2001). Victor Fleming, Via col vento. Lindau. ISBN 978-88-7180-367-8
* Morandini, Laura, Luisa e Morando. Morandini 2008: Dizionario dei film. Zanichelli. ISBN 978-88-08-20250-5
* (EN) Bridges, Herb (1998). The Filming of Gone with the Wind. Mercer University Press. ISBN 0-86554-621-5.
* (EN) Bridges, Herb (1999). Gone with the Wind: The Three-Day Premiere in Atlanta. Mercer University Press. ISBN 0-86554-672-X.
* (EN) Cameron, Judy, & Paul J. Christman (1989). The Art of Gone with the Wind: The Making of a Legend. Prentice Hall. ISBN 0-13-046740-5.
* (EN) Harmetz, Aljean (1996). On the Road to Tara: The Making of Gone with the Wind. New York: Harry N. Abrams. ISBN 0-8109-3684-4.





















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