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Addio a Suso Cecchi D’Amico, grande sceneggiatrice del cinema italiano




















Si è spenta a Roma, all’età di 96 anni, la regina degli sceneggiatori italiani, Suso Cecchi D’Amico, la collaboratrice prediletta di Luchino Visconti. Nata a Roma nel 1914 dallo scrittore Emilio Cecchi e dalla pittrice Leonetta Pieraccini. Terminato il liceo francese Chateaubriand non si iscrive all'università, poiché, non avendo sostenuto il baccalauréat con latino e greco «allora per continuare gli studi potevo solo iscrivermi a una o due facoltà, come per esempio botanica, che francamente non m'interessavano».[1] Dopo un soggiorno all'estero, in Svizzera e in Inghilterra, a Cambridge, decide di trovarsi un lavoro. Grazie all'intervento del ministro Giuseppe Bottai, «l'unico gerarca che avesse un qualche rapporto con gli intellettuali»,[2] viene assunta al ministero delle Corporazioni, poi ministero Scambi e Valute, dove lavora per quasi sette anni come segretaria personale di Eugenio Anzilotti, direttore generale del Commercio Estero.[3] È in questo periodo che stringe un'importante amicizia con un giovane di grande talento, Enrico Cuccia.[4]
Nel 1938 sposa il musicologo Fedele D'Amico, figlio di Silvio D'Amico, dal quale avrà tre figli Masolino, Silvia e Caterina. Da sola o insieme al padre esegue molte traduzioni dall'inglese e dal francese, tra le altre Jude l'Oscuro di Thomas Hardy, La via del tabacco, Vita col padre, Veglia la mia casa, angelo, le opere shakespeariane Le allegre comari di Windsor e Otello insieme al padre. Abbandona quest'attività, nella quale per altro non dimostra la facilità che avrà invece il figlio Masolino, quando comincia a lavorare per il cinema.[5]Durante la Seconda guerra mondiale, mentre il marito, membro dei cattolici comunisti con Adriano Ossicini e Franco Rodano, conduce una vita clandestina a Roma e dirige il giornale Voce Operaia, si trasferisce per sei-sette mesi a Poggibonsi, nella villa dello zio Gaetano Pieraccini, medico e politico che sarà il primo sindaco di Firenze dopo la Liberazione.[6] Terminato il conflitto, mentre il marito è ricoverato in Svizzera per curarsi dalla tubercolosi, è «costretta ad arrabattarsi in ogni modo per mantenere sé, i suoi primi due figli [...] e la casa, popolata da tate e altre donne».[7] Tra le curiose occupazioni di questo periodo, dà lezioni di buone maniere a Maria Michi e di conversazione in inglese a Giovanna Galletti, entrambe interpreti in Roma città aperta (1945). Lavora alla sua prima sceneggiatura, Avatar, una storia romantica ambientata a Venezia, ispirata a un racconto di Théophile Gautier, con Ennio Flaiano, Renato Castellani e Alberto Moravia, per Carlo Ponti, allora non ancora produttore importante. Ma il progetto viene abbandonato prima ancora di arrivare ad una sceneggiatura vera e propria, il solo Castellani porta a termine un trattamento.[8] Insieme a Castellani lavora a una storia tratta da un soggetto del commediografo Aldo De Benedetti, Mio figlio professore (1946), diretto dallo stesso Castellani e interpretato da Aldo Fabrizi e dalle sorelle Nava. Insieme a Piero Tellini scrive Vivere in pace (1947) e L'onorevole Angelina (1947), entrambi diretti da Luigi Zampa, interpretati rispettivamente da Fabrizi e da Anna Magnani, con la quale comincia a frequentarsi assiduamente, stringendo uno dei suoi rari rapporti di amicizia con attori.[9] Per il soggetto di Vivere in pace, firmato anche da Tellini e Zampa ma sostanzialmente suo, vince il Nastro d'Argento per il miglior soggetto. Partecipa insieme a Federico Fellini, quasi sempre assente alle riunioni,[10] alla sceneggiatura del film Il delitto di Giovanni Episcopo (1947), tratto da un romanzo di Gabriele D'Annunzio e diretto da Alberto Lattuada. Scrive con Ennio Flaiano la sceneggiatura di Roma città libera (1947), di Marcello Pagliero, tratto da La notte porta consiglio, un soggetto dello stesso Flaiano. Le sedute di sceneggiatura con Flaiano trascorrono «tra chiacchiere, critiche e divagazioni sul soggetto. C’era da ricavare materia per condire dieci film; e sarebbe andato tutto perduto se fosse toccato a lui cavarne il succo».[11] Scrive con Cesare Zavattini le sceneggiature di Ladri di biciclette (1948), proponendo il finale con il tentativo di furto della bicicletta,[12] delle Mura di Malapaga (1949), diretto da René Clément e premio Oscar come migliore opera straniera, inoltre collabora alla sceneggiatura di Miracolo a Milano (1951). Il sodalizio professionale con Zavattini si interrompe quando lui disconosce il film È più facile che un cammello... diretto da Zampa, di cui ha scritto il soggetto, mentre Cecchi D'Amico e Vitaliano Brancati ne hanno curato la sceneggiatura.[13]Lavora con Mario Monicelli e la coppia Age & Scarpelli alla scrittura di I soliti ignoti (1958). Le riunioni di sceneggiatura si concludono spesso con le liti tra Age e Scarpelli, da cui Monicelli e Cecchi D'Amico si tengono fuori, per non darvi importanza.[14] Collabora alla sceneggiatura del kolossal Fabiola (1949), diretto da Blasetti. Per la scena romantica tra Fabiola (Michèle Morgan) e un bellissimo gladiatore (Henri Vidal) il regista consulta decine di persone, per un totale di quarantasette versioni, e da ciascuna prende poi un gesto o una battuta. Della sua utilizza il fatto che, durante l’incontro, l’innamorato, per far stare più comoda Fabiola, le fa un cuscino con la sabbia.[15] Con Flaiano scrive per Blasetti le sceneggiature di Peccato che sia una canaglia (1955), imponendo Sofia Loren nella parte della protagonista, dopo averla vista passare per Cinecittà, «bella, eccessiva, decorativa come un albero di Natale»,[16] e La fortuna di essere donna (1956). Per Mario Camerini, definito al pari di Blasetti un regista della generazione precedente, scrive la sceneggiatura di Due mogli sono troppe (1951). Il primo lavoro da sceneggiatrice per Visconti è La carrozza del Santissimo Sacramento, «che non si fece perché lui litigò con la produzione e il progetto passò a Renoir»,[17] poi è la volta di Bellissima (1951), con Anna Magnani e Walter Chiari. Quest'ultimo interpreta un personaggio che, appena accennato nella prima versione della sceneggiatura, viene sviluppato in seguito per motivi legati alla distribuzione del film.[18] La sceneggiatura di Senso (1954), tratta da una novella di Camillo Boito, non viene interamente girata. Riferisce la d’Amico: «Non avevo ancora una grande esperienza cinematografica con Luchino e non previdi tutti gli indugi nelle scene della villa, tutti gli attraversamenti di stanze per andare a prendere una cosa. A un certo punto delle riprese il produttore Gualino mi chiamò e mi pregò di riferire a Visconti che avrebbe chiuso. Di metraggio ce n’era più della lunghezza del film e il budget era stato ampiamente superato. Così non si girarono mai le scene della Valli che attraversa in carrozza i campi di battaglia. Il viaggio della contessa Serpieri è ridotto a un’apparizione della donna in carrozza che sarebbe dovuta passare in mezzo alle truppe insanguinate».[19] Collabora con Pratolini alla stesura del soggetto di Rocco e i suoi fratelli (1960). Scrive la sceneggiatura con Pasquale Festa Campanile e Massimo Franciosa, che entrambi, meridionali, si rivelano molto utili per la psicologia dei personaggi e per il tono dei dialoghi.[20] Nella sceneggiatura del Gattopardo (1963), dietro suggerimento di Visconti, taglia tutta la parte finale del romanzo di Tomasi di Lampedusa per dare nel ballo il senso della morte del Principe e lo sfacelo della società nobiliare dei Gattopardi.[21] Per la sceneggiatura del film Vaghe stelle dell'Orsa (1965), prende spunto dalla tragedia di Elettra. Per la realizzazione del film Lo straniero (1967) è obbligata a una trasposizione fedele del libro di Camus. Prima della fase di montaggio del film Ludwig (1973), è insieme a Visconti quando il regista viene colpito da un ictus che lo rende invalido per il resto della vita. Lavora a Gruppo di famiglia in un interno (1974) e L'innocente (1976). Con Antonioni realizza I vinti (1952), ispirato a fatti di cronaca, effettuando sopralluoghi e raccogliendo materiale reperibile nella stampa e negli atti giudiziari,[22] La signora senza camelie (1953) e Le amiche (1955), vincitore del Leone d’argento al Festival di Venezia. Collabora alla sceneggiatura del film Camicie rosse (Anita Garibaldi) (1952), diretto da Rosi e Goffredo Alessandrini, con Anna Magnani, ma il film fu definito da Cecchi d’Amico un’«avventura insensata».[23] Con Francesco Rosi lavora in altri tre film La sfida (1957), I magliari (1959) e Salvatore Giuliano (1962). Con Luigi Comencini lavora al film Proibito rubare (1948), La finestra sul Luna Park (1956), Le avventure di Pinocchio (1972), scritto per la televisione, Cuore (1984) e Infanzia, vocazione e prime esperienze di Giacomo Casanova, veneziano (1969).
Nel 1994 la Mostra di Venezia le assegna il Leone d'Oro alla carriera.

Filmografia:

* Mio figlio professore, regia di Renato Castellani (1946)
* Vivere in pace, regia di Luigi Zampa (1947)
* Il delitto di Giovanni Episcopo, regia di Alberto Lattuada (1947)
* L'onorevole Angelina, regia di Luigi Zampa (1947)
* Roma città libera, regia di Marcello Pagliero (1947)
* Proibito rubare, regia di Luigi Comencini (1948)
* Ladri di biciclette, regia di Vittorio De Sica (1948)
* Fabiola, regia di Alessandro Blasetti (1949)
* Cielo sulla palude, regia di Augusto Genina (1949)
* Le mura di Malapaga, regia di René Clément (1949)
* Patto con il diavolo, regia di Luigi Chiarini (1949)
* È primavera, regia di Renato Castellani (1950)
* È più facile che un cammello..., regia di Luigi Zampa (1950)
* Romanzo d'amore, regia di Duilio Coletti (1950)
* Miracolo a Milano, regia di Vittorio De Sica (1951)
* Due mogli sono troppe, regia di Mario Camerini (1951)
* Bellissima, regia di Luchino Visconti (1951)
* Buongiorno, elefante!, regia di Gianni Franciolini (1952)
* Processo alla città, regia di Luigi Zampa (1952)
* Altri tempi - episodio Primo amore, regia di Alessandro Blasetti (1952)
* I vinti, regia di Michelangelo Antonioni (1952)
* Il mondo le condanna, regia di Gianni Franciolini (1953)
* La signora senza camelie, regia di Michelangelo Antonioni (1953)
* Febbre di vivere, regia di Claudio Gora (1953)
* Vacanze romane (Roman Holiday), regia di William Wyler (1953)
* Siamo donne - episodio Anna, regia di Luchino Visconti (1953)
* Il sole negli occhi, regia di Antonio Pietrangeli (1953)
* L'allegro squadrone, regia di Paolo Moffa (1953)
* Cento anni d'amore, regia di Lionello De Felice (1954)
* Tempi nostri - episodio Il pupo, regia di Alessandro Blasetti (1954)
* Senso, regia di Luchino Visconti (1954)
* Peccato che sia una canaglia, regia di Alessandro Blasetti (1955)
* Le amiche, regia di Michelangelo Antonioni (1955)
* Gli sbandati, regia di Francesco Maselli (1955)
* Proibito, regia di Mario Monicelli (1955)
* Graziella, regia di Giorgio Bianchi (1955)
* La fortuna di essere donna, regia di Alessandro Blasetti (1956)
* La finestra sul Luna Park, regia di Luigi Comencini (1956)
* Kean, genio e sregolatezza, regia di Vittorio Gassman (1957)
* Le notti bianche, regia di Luchino Visconti (1957)
* Mariti in città, regia di Luigi Comencini (1957)
* La sfida, regia di Francesco Rosi (1958)
* I soliti ignoti, regia di Mario Monicelli (1958)
* Nella città l'inferno, regia di Renato Castellani (1959)
* Estate violenta, regia di Valerio Zurlini (1959)
* I magliari, regia di Francesco Rosi (1959)
* Rocco e i suoi fratelli, regia di Luchino Visconti (1960)
* Risate di gioia, regia di Mario Monicelli (1960)
* La contessa azzurra, regia di Claudio Gora (1960)
* La baia di Napoli (It Started in Naples), regia di Melville Shavelson (1961)
* I due nemici, regia di Guy Hamilton (1961)
* Boccaccio '70 - episodio Il lavoro, regia di Luchino Visconti, episodio Renzo e Luciana, regia di Mario Monicelli (1962)
* Salvatore Giuliano, regia di Francesco Rosi (1962)
* Le quattro verità - episodio La lepre e la tartaruga, regia di Alessandro Blasetti (1963)
* Il Gattopardo, regia di Luchino Visconti (1963)
* Gli indifferenti, regia di Francesco Maselli (1964)
* Vaghe stelle dell'Orsa, regia di Luchino Visconti (1965)
* Casanova '70, regia di Mario Monicelli (1965)
* Spara più forte, più forte… non capisco!, regia di Eduardo De Filippo (1966)
* La bisbetica domata (The Taming of the Shrew), regia di Franco Zeffirelli (1966)
* Le fate, regia di Mario Monicelli (1966)
* Lo straniero, regia di Luchino Visconti (1967)
* L'uomo, l'orgoglio, la vendetta, regia di Luigi Bazzoni (1967)
* Senza sapere niente di lei, regia di Luigi Comencini (1969)
* Infanzia, vocazione e prime esperienze di Giacomo Casanova, regia di Luigi Comencini (1969)
* Metello, regia di Mauro Bolognini (1970)
* La mortadella, regia di Mario Monicelli (1971)
* Fratello sole sorella luna, regia di Franco Zeffirelli (1972)
* Il diavolo nel cervello, regia di Sergio Sollima (1972)
* Le avventure di Pinocchio, regia di Luigi Comencini (1972)
* I figli chiedono perché, regia di Nino Zanchin (1972)
* Ludwig, regia di Luchino Visconti (1973)
* Amore e ginnastica, regia di Luigi Filippo d'Amico (1973)
* Amore amaro, regia di Florestano Vancini (1974)
* Gruppo di famiglia in un interno, regia di Luchino Visconti (1974)
* Prete, fai un miracolo, regia di Mario Chiari (1975)
* L'innocente, regia di Luchino Visconti (1976)
* Caro Michele, regia di Mario Monicelli (1976)
* Dimmi che fai tutto per me, regia di Pasquale Festa Campanile (1976)
* Gesù di Nazareth, regia di Franco Zeffirelli (1977)
* La velia, regia di Mario Ferrero (1980)
* Lighea, regia di Carlo Tuzii (1983)
* Cuore, regia di Luigi Comencini (1984)
* Uno scandalo per bene, regia di Pasquale Festa Campanile (1984)
* Bertoldo, Bertoldino e... Cacasenno, regia di Mario Monicelli (1984)
* Le due vite di Mattia Pascal, regia di Mario Monicelli (1985)
* I soliti ignoti vent'anni dopo, regia di Amanzio Todini (1986)
* Speriamo che sia femmina, regia di Mario Monicelli (1986)
* La storia, regia di Luigi Comencini (1986)
* L'inchiesta, regia di Damiano Damiani (1987)
* Oci ciornie, regia di Nikita Michalkov (1987)
* I picari, regia di Mario Monicelli (1987)
* Ti presento un'amica, regia di Francesco Massaro (1988)
* Marco e Laura dieci anni fa, regia di Carlo Tuzii (1988)
* Stradivari, regia di Giacomo Battiato (1988)
* La moglie ingenua e il marito malato, regia di Mario Monicelli (1989)
* Il male oscuro, regia di Mario Monicelli (1990)
* Rossini! Rossini!, regia di Mario Monicelli (1991)
* Parenti serpenti, regia di Mario Monicelli (1992)
* La fine è nota, regia di Cristina Comencini (1993)
* Cari fottutissimi amici, regia di Mario Monicelli (1994)
* Facciamo paradiso, regia di Mario Monicelli (1995)
* Bruno aspetta in macchina, regia di Duccio Camerini (1996)
* La stanza dello scirocco, regia di Maurizio Sciarra (1998)
* Panni sporchi, regia di Mario Monicelli (1999)
* Un amico magico: il maestro Nino Rota, regia di Mario Monicelli (1999)
* Il cielo cade, regia di Andrea e Antonio Frazzi (2000)
* Come quando fuori piove, regia di Mario Monicelli (2000)
* Il mio viaggio in Italia, regia di Martin Scorsese (2001)
* Raul – Diritto di uccidere, regia di Andrea Bolognini (2005)
* L’inchiesta, regia di Giulio Base (2006)
* Le rose del deserto, regia di Mario Monicelli (2006)

Premi cinematografici:

* Mostra del cinema di Venezia
o 1993: Premio Pietro Bianchi
o 1994: Leone d'oro alla carriera

* David di Donatello
o 1980: David speciale
o 1986: David Luchino Visconti; miglior sceneggiatura - Speriamo che sia femmina
o 2006: David del Cinquantenario

* Nastri d'argento
o 1947: miglior soggetto - Vivere in pace
o 1949: miglior sceneggiatura - Ladri di biciclette
o 1950: miglior sceneggiatura - È primavera...
o 1959: miglior soggetto - La sfida; miglior sceneggiatura - I soliti ignoti
o 1961: miglior sceneggiatura - Rocco e i suoi fratelli
o 1986: miglior sceneggiatura - Speriamo che sia femmina
o 1987: miglior soggetto - L'inchiesta

Note:

1. ^ Suso Cecchi D'Amico, Storie di cinema (e d'altro) raccontate a Margherita d'Amico, Garzanti, 1996, p. 9
2. ^ Suso Cecchi D'Amico, op. cit., p. 10
3. ^ Suso Cecchi D'Amico, op. cit., pp. 11-13
4. ^ Suso Cecchi D'Amico, op. cit., pp. 18-19
5. ^ Suso Cecchi D'Amico, op. cit., pp. 29-30
6. ^ Suso Cecchi D'Amico, op. cit., pp. 38
7. ^ Suso Cecchi D'Amico, op. cit., p. 36
8. ^ Suso Cecchi D'Amico, op. cit., pp. 22-24
9. ^ Suso Cecchi D'Amico, op. cit., p. 27
10. ^ Suso Cecchi D'Amico, op. cit., p. 24
11. ^ Suso Cecchi D'Amico, op. cit., p. 79
12. ^ Suso Cecchi D'Amico, op. cit., p. 76
13. ^ Suso Cecchi d'Amico Suso, op. cit., pp. 75-76
14. ^ Suso Cecchi D'Amico, op. cit., p. 77
15. ^ Suso Cecchi D'Amico, op. cit., pp. 103-104
16. ^ Suso Cecchi D'Amico, op. cit., p. 115
17. ^ Suso Cecchi D'Amico, op. cit., p. 98
18. ^ Suso Cecchi D'Amico, op. cit., p. 100
19. ^ Suso Cecchi D'Amico, op. cit., p. 105
20. ^ Suso Cecchi D'Amico, op. cit., p. 148
21. ^ Suso Cecchi D'Amico, op. cit., pp. 155-156
22. ^ Suso Cecchi d’Amico, op. cit., p. 142
23. ^ Suso Cecchi D'Amico, op. cit., p. 119

Bibliografia:

* Suso Cecchi D'Amico, Storie di cinema (e d'altro) raccontate a Margherita D'Amico, Garzanti, 1996

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