RSS

Sentieri selvaggi
























Titolo originale: The Searchers

Paese: USA
Anno: 1956
Durata: 119 min
Colore: colore
Audio: sonoro
Rapporto: 1.75:1 (negativo 1.96:1)
Genere: western
Regia: John Ford
Soggetto: Alan Le May (romanzo)
Sceneggiatura: Frank S. Nugent

Interpreti e personaggi

* John Wayne: Ethan Edwards
* Jeffrey Hunter: Martin Pawley
* Vera Miles: Laurie Jorgensen
* Natalie Wood: Debbie Edwards adolescente
* Ward Bond: Il reverendo Clayton
* Dorothy Jordan: Martha Edwards
* Lana Wood: Debbie Edwards bambina
* Harry Carey jr.: Brad Jorgensen
* Olive Carey: Maria Jorgensen
* Antonio Moreno: Emilio Figueroa
* John Qualen: Lars Jorgensen
* Ken Curtis: Charlie McCorry
* Hanry Brandon: Il Capo Scout
* Hank Worden: Mose Harper
* Patrick Wayne: Il tenente Greenhill

Doppiatori italiani:

* Emilio Cigoli: Ethan Edwards
* Massimo Turci: Martin Pawley
* Micaela Giustiniani: Laurie Jorgensen
* Cesare Polacco: Il reverendo Clayton

Fotografia: Winton Hoch
Montaggio: Jack Murray
Effetti speciali:
Musiche: Stan Jones, Max Steiner
Scenografia: James basevi, Frank Hotaling

Sentieri selvaggi - titolo originale in inglese: The searchers (I cercatori) - è un film western del 1956 diretto da John Ford.

Nel 1989 è stato scelto per la preservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

Nel 1998 l'American Film Institute l'ha inserito al novantaseiesimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi mentre dieci anni dopo, nella lista aggiornata, è salito addirittura al dodicesimo posto. [1]

È il 1868 e sono passati tre anni dalla fine della guerra di secessione americana. Una porta si apre sulla prateria dell'ovest americano. Ethan Edwards torna a casa. Ritrova il fratello Aaron, la cognata Martha, le loro due figlie Lucy e Debbie, il figlio minore Ben e il figlio adottivo Martin, di origine indiana. Cos'abbia fatto Ethan tra la fine della guerra e il momento del ritorno a casa non è ben chiaro; di certo ha parecchio denaro con sé. Inoltre, la divisa che indossa è composta da pantaloni della cavalleria nordista, e da un soprabito che porta i galloni da sergente confederato. Ethan saluta tutti i suoi familiari e soprattutto bacia in fronte Martha, che accoglie il bacio chiudendo gli occhi. La musica di sottofondo in questo momento è Lorena, una canzone in voga all'epoca tra i soldati di entrambi gli eserciti, che narrava dell'amore lasciato a casa durante la guerra. Questi sono i primi indizi del fatto che fra Ethan e Martha c'è un sentimento profondo, probabilmente una relazione precedente al matrimonio e non ancora del tutto sopita.

Dopo cena, Debbie chiede allo zio Ethan di regalarle una collana come quella della sorella Lucy, e Ethan prende dalla bisaccia una medaglia di guerra. Questa medaglia non era una onorificenza dei soldati confederati, ma era l'Ordine di Santa Guadalupe, la seconda più alta onorificenza messicana di quell'epoca. Molti confederati cercarono rifugio al sud dopo la guerra, e un sergente dell'artigliera a cavallo come Ethan sarebbe stato pagato profumatamente. [2] Dopo che i ragazzi sono andati a letto, il clima della conversazione si fa teso. Aaron si vanta di essere uno dei pochi coloni rimasti nella zona, anche grazie all'aiuto di Martha, e ricorda che prima della guerra anche Ethan volesse andarsene, ma poi era rimasto senza motivo, insinuando così che il vero motivo fosse proprio Martha. Ethan allora taglia corto, e paga al fratello una somma in monete nuove di zecca per il disturbo. Il fratello accetta vilmente il denaro, non senza insinuare dubbi sulla sua provenienza. Ethan rimane solo sulla veranda e, attraverso una porta, scorge il fratello e la moglie che vanno a dormire.

Il giorno dopo arriva alla fattoria il reverendo Clayton, che rappresenta la legge nella zona, con un gruppo di coloni e convince Ethan e Martin ad unirsi a loro per dare la caccia a una banda di indiani che avevano appena compiuto un'incursione in un ranch della zona. Si accende una discussione tra Clayton e Ethan riguardo al fatto che questi non si era arreso all'esercito nordista, e che i suoi connotati compaiono sui mandati di cattura. La scena che segue è una delle più belle della storia del cinema. Clayton chiude con una calcio la porta, simbolo del fatto che qualcosa sta per accadere ma che deve rimanere un segreto fra le mura domestiche. La telecamera è ora fissa alle spalle del tavolo e riprende la stanza rimasta vuota. Clayton sta terminando la sua colazione. Sulle note di Lorena, Martha prende con cura il soprabito di Ethan e glielo porge con un atteggiamento di venerazione. I loro sguardi si incontrano e Ethan la bacia ancora una volta sulla fronte, prima di partire. Il tutto alla presenza imbarazzata di Clayton che stoicamente guarda fisso in avanti facendo finta di niente. Evidentemente Martha amava Ethan prima di Aaron, ma il carattere ribelle di Ethan non era fatto per il matrimonio. Quindi Martha scelse la via della sicurezza sposando Aaron, ma senza smettere di amare Ethan. Finalmente il gruppo parte alla ricerca.

In realtà l'incursione era un pretesto per attirare i bianchi lontano dall'abitazione degli Edwards, dove il gruppo di Comanche piomba sul far della notte, guidata da un capo indiano di nome Scout. [3] I Comanche di Scout trucidano la famiglia e rapiscono le ragazze, come era usanza di molte tribù. Una parte significativa della trama è rivelata da un indizio che per la maggior parte degli spettatori passa inosservato. Appena prima del massacro, la pietra tombale dietro la quale Debbie tenta di nascondersi riporta un'iscrizione che rivela il motivo dell'odio che Ethan nutre per i nativi americani. L'epitaffio infatti dice (in inglese): Qui giace Mary Jane Edwards uccisa dai Comanche il 12 Maggio 1852. Una brava moglie e madre nei suoi 41 anni. La madre di Ethan era quindi stata uccisa dai Comanche sedici anni prima, e adesso anche la donna che amava è stata violentata e uccisa.

Ethan a questo punto parte col nipote adottivo Martin, con Brad (il fidanzato di Lucy) e un pugno di uomini comandati da Clayton a caccia dei Comanche. I primi tentativi si rivelano vani e, alla domanda di Clayton se Ethan voglia arrendersi, questi risponde sarebbe un'idea (that'll be the day). [4] Dopo essere sfuggiti a un'imboscata degli indiani attraversando di corsa il fiume (altra scena epica), la maggior parte degli uomini torna a casa e proseguono la caccia solo Ethan, Martin e Brad. Ethan dubita però di ritrovare vive le ragazze e Brad lo minaccia di ucciderlo se lo ripete ancora una volta: fa quello che vuoi (that'll be the day)[4], replica Ethan. Purtroppo in parte ha ragione perché dopo poco ritrova il corpo di Lucy uccisa e seviziata. Brad impazzisce dal dolore e si fa uccidere attaccando gli indiani da solo. I due cercatori [5] rimangono soli nel loro inseguimento, animato dall'odio instancabile e irrefrenabile di Ethan per gli indiani. Inseguimento che continuerà per anni, spostandosi dal sud-ovest al nord degli Stati Uniti.

Inizia a questo punto una lunga parte descrittiva del film, scandita dall'infinita relazione a distanza fra Marty e Laurie mediante l'uso di flashback narrativi. Debbie viene infine ritrovata per caso, ormai adolescente moglie del capo Scout. Ethan vorrebbe ucciderla ma Marty glielo impedisce e poi lo maledice, augurandogli di morire. Un giorno succederà (that'll be the day)[4] risponde Ethan sarcastico. Infine, l'indicazione decisiva per trovare e uccidere Scout viene da Mose Harper. [6] Il film termina con la liberazione di Debbie, che Ethan riaccoglie fra le sue braccia con lo stesso gesto che aveva fatto quando era una bambina e la riconduce con premura ed affetto a casa dei genitori della fidanzata di Martin. La famiglia riunita si rifugia dentro le mura domestiche, ma senza Ethan che rimane da solo nella prateria. La porta di casa si chiude per l'ultima volta alle sue spalle.

Universalmente riconosciuto, oggi, come uno dei capolavori di John Ford, se non uno dei massimi capolavori del genere western in assoluto, Sentieri selvaggi all'uscita nei cinema suscitò reazioni molto contrastanti, ed ebbe fra i suoi detrattori proprio alcuni dei più affezionati fan del vecchio maestro (come Lindsay Anderson, Sam Peckinpah, o Jean-Luc Godard). Di certo, caratteristiche del film come l'estrema dilatazione temporale degli avvenimenti (con buchi fra una scena e la seguente anche di svariati anni), la ricchezza della trama e la complessità psicologica del protagonista principale lo rendono un film di non immediata comprensione e tale da richiedere visioni plurime per poter essere apprezzato pienamente in tutte le sue sfumature. Questo vale in particolare per la relazione tra Ethan e Martha. Oggi riconosciuta dai più, fu però rappresentata in maniera così sottile che pochi degli spettatori dell'epoca riuscirono a coglierla. [7]

Durante tutto il film, la porta rappresenta il simbolo della separazione, spesso fra il mondo civile dentro la fattoria e il mondo selvaggio che sta al di fuori. Celebre la scena finale, che vede Ethan allontanarsi da solo nel deserto, mentre la porta del ranch si chiude alle sue spalle: da notare che nella prima scena del film la solita porta si apre e in lontananza si vede un cavaliere arrivare, Ethan appunto. Memorabile scuola di cinema, la porta si apre all'inizio e si chiude alla fine.

Il film è basato sull'omonimo romanzo di Alan Le May, che condusse personalmente ricerche su 64 casi di bambini rapiti dagli indiani. Si ritiene che il personaggio di Debbie sia ispirato a quello di Cynthia Ann Parker, una bambina di nove anni rapita dai Comanche che assaltarono la sua casa a Fort Parker nel Texas. Visse 24 anni con i Comanche, sposò un capo ed ebbe tre figli. Suo zio James W. Parker spese gran parte della sua vita e della sua fortuna per ritrovarla, come Ethan nel film. Venne infine liberata, contro la sua volontà, in un attacco del tutto simile a quello descritto nel film. [8]

Note:
1 ^ (EN) AFI's website listing Top 100 films
2 ^ Secondo altre fonti invece la medaglia sarebbe l'Ordine Serbo di Santa Sava che però è stato fondato nel 1883 e quindi si tratterebbe di un errore storico.
3 ^ Nella versione originale inglese il capo indiano si chiama Chief Cicatriz e viene spiegato che cicatriz in spagnolo significa, appunto, cicatrice (scar, in inglese). Nel doppiaggio italiano invece, il capo indiano viene chiamato Capo Scout traslitterando (male) da Scar e viene spiegato che la cicatrice è un suo segno particolare.
4 ^ a b c Il tormentone del film è una frase che Ethan continua a ripetere. In inglese la frase è that'll be the day. (A questa frase il cantante Buddy Holly si ispirò l'anno seguente per il titolo del suo primo successo.) Purtroppo il doppiaggio italiano perde questo dettaglio e la frase viene tradotta in modi diversi. Per contro, in italiano c'è una battuta completamente inventata: il reverendo Clayton chiama per ben tre volte spiedo la sciabola del tenente Greenhill. In inglese invece questo succede solo le prime due volte, mentre la terza era un semplice no in risposta alla domanda: "Sciabola?".
5 ^ Searchers, come recita il titolo originale del film
6 ^ Lo strambo personaggio di Mose Harper, interpretato da Hank Worden, è liberamente basato su un personaggio realmente esistito e chiamato Mad Mose (Pazzo Mose), un leggendario e semi-infermo di mente cacciatore di Indiani con una passione per le sedie a dondolo.
7 ^ (EN) Studlar, Gaylyn. "What Would Martha Want? Captivity, Purity, and Feminine Values in The Searchers," in Eckstein & Lehman, pp. 179-182
8 ^ (EN) http://blogcritics.org/archives/2007/05/07/223239.php







  • Digg
  • Del.icio.us
  • StumbleUpon
  • Reddit
  • RSS

0 commenti: