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Ciak, si chiude ... e si spegne un pezzo di Genova

25 luglio 2008

di Elena Nieddu

Il cinema Olimpia era rimasto da solo, in via XX Settembre. Stretto dalle catene - o meglio, dai loro punti vendita - ha resistito eroicamente anche quando ha visto le sale concorrenti chinare il capo davanti a Mondadori, Feltrinelli, Benetton (prima) ed H&M (poi), o al limite restare vuote.

Adesso tocca all’Olimpia arrendersi davanti a un cartello che, per ora, recita “chiusura estiva”, ma che suona sinistro per gli amanti della settima arte e dell’antica via XX Settembre conosciuta in tutta Italia come “la strada dei cinema”. Nonostante la riapertura sia messa in calendario per il 29 agosto, sulla Vertigo Film, società che nel 2005 ha preso in carico la gestione dei locali, grava lo sfratto da parte della Nuova Borsa srl, proprietaria degli immobili. Parla chiaro una sentenza che il tribunale di Genova ha emesso lo scorso 9 luglio: per uno stato di morosità di circa un anno il giudice Marina Maestrello ha dichiarato “risolto il contratto locatario” e ha condannato la Vertigo al “rilascio immediato dei locali”. Un brutto colpo per Domenico Lavagetto, amministratore della società: «È la sala più bella di Genova» dice dispiaciuto. La Nuova Borsa srl, però, tiene il punto: «Non pagavano l’affitto - dichiara l’amministratore Franco Dodero - mentre noi abbiamo continuato a farci carico, ad esempio, dell’Ici».

Alle spalle della sentenza di luglio, ci sono per il cinema Olimpia diversi anni di turbinosi cambiamenti: prima la gestione Cecchi Gori, poi la Sagi. Nel 2005, arriva Vertigo Film. Nel 2006 ci fu una prima controversia su un muro divisorio fatto innalzare dai proprietari dell’immobile. La paratia separa i locali del cinema da quelli del bar affacciato su via XX Settembre: «La gestione precedente aveva in carico entrambi i locali, seppur con contratti separati - spiega l’amministratore Dodero - La Vertigo, invece, scelse di tenere solo il cinema», seicento posti per circa 2.000 metri quadri. La successiva decisione di separare i due ingressi non piacque al gestore: «Gli spettatori furono costretti a passare da via Boccardo - dice il gestore - perdemmo visibilità, si dimenticarono di noi». Lavagetto cercò di dimostrare le sue ragioni: ma anche allora il tribunale diede ragione alla proprietà.

La Vertigo, comunque, è riuscita ad arrivare fino ai giorni nostri: «Abbiamo dovuto affrontare spese ingenti - racconta Lavagetto - I lavori per rendere la sala in linea con la normativa antincendio, gli stipendi dei tre addetti ai quali, purtroppo, ho dovuto prospettare il licenziamento. Per questo siamo rimasti indietro con l’affitto annuale di circa 65.000 euro. Ma con l’ultimo restyling, compiuto qualche mese fa, avrei potuto lavorare con le scuole, organizzare rassegne. Mi sono impegnato a pagare, ma ho chiesto qualche modifica: un’insegna su via XX settembre, una nuova sala, nel nome di un progetto culturale più ampio. La proprietà, però, non sembra più interessata».

Un salvagente potrebbe essere gettato da un gruppo di cinefili che vorrebbe organizzare il nuovo “Cineclub genovese” e che ha già avviato contatti con la Nuova Borsa srl. Ma Dodero resta scettico: «Hanno resistito perché gli affitti erano bassi - dice - Ma alla fine anche loro non ce l’hanno fatta». Come non sono riuscite a fronteggiare il calo degli spettatori, l’avvento delle multisala e dei film in pay-tv tutte le altre sale di via XX Settembre. «Video killed the radio star»: Dodero cita una canzone degli anni ‘80 per scrivere l’epitaffio delle prestigiose sale della via dello struscio. Prima tra tutte il Lux, che a pochi metri dall’Olimpia è vuoto da almeno tre anni: circolano voci su un possibile interessamento della Virgin, mesi fa si era parlato di una palestra e un centro benessere, ma alla fine restano le insegne bianche, tristi vestigia di un passato d’arte. Crepitano di clienti, invece, gli altri ex cinema di via XX Settembre: il Verdi, che è diventato un H&M, l’Orfeo, che diventerà un Benetton, l’Universale in salsa Mondadori, l’Astor trasformatosi in Feltrinelli. E poi il Moderno, ora sede di una banca, il primissimo Dioniso, che ha lasciato il posto alla Upim, il teatro-cinema Margherita, che di recente ha perso anche l’ultima insegna ed è ora una Coin a tuttotondo. E l’Olimpia? A meno di un colpo di teatro, dovrà lasciare il posto ad «attività commerciali di pregio - conclude Dodero - o a posti macchina: ma, visto il valore dell’immobile, mi sento di escluderlo». In ogni caso, speriamo non finisca come “Nuovo cinema Paradiso”.

Fonte: http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/genova/2008/07/25/1101649103731-ciak-si-chiude.shtml

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