Titolo originale: Il ferroviere
Paese: Italia
Anno: 1956
Durata: 118 min
Colore: B/N
Audio: sonoro
Genere: drammatico
Regia: Pietro Germi
Soggetto: Alfredo Giannetti
Sceneggiatura: Luciano Vincenzoni
Interpreti e personaggi
* Pietro Germi Andrea Marcocci
* Luisa Della Noce Sara Marcocci
* Sylva Koscina Giulia Marcocci
* Saro Urzì Gigi Liverani
* Carlo Giuffrè Renato Borghi
* Renato Speziali Marcello Marcocci
* Edoardo Nevola il piccolo Sandro Marcocci
* Riccardo Garrone amico di Marcello
Doppiatori italiani:
* Gualtiero De Angelis: Andrea Marcocci
* Dhia Cristiani: Sara Marcocci
Fotografia: Leonida Barboni
Montaggio: Dolores Tamburini
Musiche: Carlo Rustichelli
Scenografia: Carlo Egidi
Premi:
* Premiato nel 1956 al IV Festival Internazionale di Cinema di San Sebastian per il miglior film
* Nastro d'argento per la migliore regia
« Un film fatto per gente all'antica... col risvolto dei pantaloni »
(Pietro Germi)
Il ferroviere è un film del 1956, interpretato e diretto dal regista Pietro Germi, presentato in concorso al 9° Festival di Cannes.
il film, grazie alla partecipata sceneggiatura di Giannetti focalizza l'attenzione sul lato umano dei personaggi e il taglio neorealista-intimistico resta la migliore capacità stilistica di Germi, sia come regista che come attore.[1] [2]
Trama:
Il macchinista di treni Andrea, di ritorno dal suo duro lavoro, fa la solita sosta serale alla osteria per bere un bicchiere di vino e incontrarsi con i suoi amici. Negli anni cinquanta, epoca in cui è ambientato il film, l'osteria era il luogo d'incontro delle persone, specie anziani, per passare il tempo in compagnia e per scambiare opinioni e notizie. Benché il suo amico Gigi, macchinista anche lui, lo spinga a tornare a casa, Andrea si abbandona al vino, la droga dei poveri in quegli anni.
Tornato alticcio a casa, Andrea si scontra con la figlia Giulia che lui stesso, padre padrone ancorato a vecchi principi, ha spinto a sposare l'uomo che lei non amava e da cui ora aspetta un figlio. Giulia non riuscirà a sanare il suo matrimonio. Il figlio atteso nascerà morto, motivo in più di contrasto nella coppia. Giulia alla fine lascerà il marito per un nuovo compagno. Anche l'altro figlio ormai adulto che sogna una vita diversa da quella del padre ma che non fa nulla per riuscire ad averla, si ribellerà al padre e lascerà la casa quando questi, durante una furiosa lite, incolperà la moglie, una tipica donna di casa, sottomessa e parafulmine delle tensioni familiari, di essere la causa della disgregazione della famiglia. Accanto ad Andrea rimarranno la moglie e il piccolo Sandro, che pur amando senza condizioni il padre sarà anche lui motivo di rimproveri per la sua cattiva riuscita a scuola.
Andrea si sentirà sempre più solo e deluso con l'unico sfogo del suo amico Gigi con cui si confida durante i massacranti turni di guida dei treni. Sarà proprio durante uno di questi lunghi viaggi che Andrea investirà un suicida che si getta sotto il treno. Pur esente da responsabilità rimarrà ovviamente turbato e nel proseguimento del viaggio, abbagliato dal sole, non vedrà un segnale di arresto ed eviterà per un soffio un disastro ferroviario: la cattiva fama di bevitore gli farà assegnare dalla direzione ferroviaria incarichi secondari ed umilianti per lui, che era stato sempre fiero del suo lavoro. Andrea, sconvolto dall'episodio per essere stato la causa, sia pure involontaria, della morte dello sconosciuto, comincerà a chiudersi in se stesso non credendo più nella amicizia dei suoi compagni ferrovieri da cui si è sentito abbandonato durante l'inchiesta seguita all'incidente.
Per questo in occasione di uno sciopero egli invece continuerà a lavorare segnato a dito come crumiro da tutti e disperatamente difeso dal piccolo Sandro. La grave malattia cardiaca che colpirà la travagliata vita di Andrea sarà l'occasione per il ricostituirsi degli affetti intorno a lui. La vigilia di Natale Andrea tornerà ad avere intorno a sé l'affetto dei suoi figli e dei suoi amici e capirà che la causa dei suoi guai è stata anche la sua intransigenza e la sua chiusura al mondo che sta velocemente cambiando. Riprenderà a suonare la sua chitarra, compagna delle sere passate in allegria all'osteria, per manifestare il suo amore alla moglie che non l'ha mai abbandonato, ma proprio allora la morte lo coglierà.
Attraverso la vita del ferroviere Germi ci dà uno spaccato sociologico dell' Italia popolare e proletaria degli anni cinquanta appena uscita dalla guerra. Cominciavano allora a manifestarsi i segni di quei problemi familiari e sociali che travagliarono, durando in parte tuttora, la vita italiana in rapido mutamento. Sono presenti infatti i temi del contrasto tra le generazioni, delle lotte sindacali per le dure condizioni di lavoro, il mutamento dei valori morali a cui Andrea, uomo autoritario legato al passato non sa e non vuole adeguarsi. Il mondo sta velocemente cambiando, come i suoi treni, intorno ad Andrea, ma egli non se ne rende conto. Il tutto è trattato in modo emozionale dal regista che, facendo leva sui sentimenti degli spettatori più che sulla loro ragione li coinvolge e li fa partecipi. Il film è stato criticato da parte di quei critici ideologicamente prevenuti, per i quali la libertà espressiva e politica di Germi era scomoda, che questa è la visione del mondo di Andrea che vive e giudica la società del suo tempo in modo istintivo e fortemente passionale.[3]
La storia, pur ricca di sentimenti, alla fine non appare melensa, ma al contrario, anche per merito dello sceneggiatore Alfredo Giannetti e della grande e sanguigna interpretazione di Pietro Germi, è sincera ed autentica.
E-428-173 è la sigla del locomotore alla partenza del viaggio fatale ,ma subito dopo essersi fermato per l'incidente mortale si può vedere la sigla cambiata dello stesso locomotore in E-428-186.
Il film nasce da un soggetto di Alfredo Giannetti intitolato il treno, autobiografico. Venne poi sviluppato dallo stesso Giannetti insieme a Luciano Vincenzoni e Pietro Germi.
La produzione era la Ponti-De Laurentiis, ma il film venne realizzato da Carlo Ponti. Ponti avrebbe voluto Spencer Tracy nel ruolo che invece fu di Germi, che altrimenti non avrebbe fatto il film.
Note:
1. ^ «Uno dei migliori film di Germi, per la notevole ricchezza psicologica con cui è ritratto il protagonista, e definita la sua mentalità piccolo borghese» (Gian Piero dell'Acqua)
2. ^ In questo film - il che non accadrà più nelle successive opere - Germi si fece doppiare da Gualtiero De Angelis, voce italiana di Cary Grant, Dean Martin e James Stewart.
3. ^ cfr Pietro Germi: la critica della Sinistra
Il ferroviere
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
0 commenti:
Posta un commento