Martin Scorsese, uno dei più grandi registi statunitensi, ha espresso (https://variety.com/2019/film/news/martin-scorsese-marvel-theme-parks-1203360075/) un’opinione forte e giustissima sui film di supereroi dei nostri anni di decadenza artistica e culturale, in particolare quelli dell’Universo Cinematografico Marvel (https://www.marvel.com/movies). "Non li guardo. Ci ho provato, sai? Ma non sono cinema. ("I don’t see them. I tried, you know? But that’s not cinema")". "Quei film non sono un cinema fatto da esseri umani che provano a trasmettere emozioni ed esperienze psicologiche ad altri esseri umani". Scorsese ha spiegato che il Cinema deve avere a che fare con l’estetica, le emozioni e la spiritualità, ed anche con quella che il grande regista ha definito "la complessità delle persone, le loro contraddizioni e a volte la loro natura paradossale; il modo in cui possono farsi male a vicenda e amarsi tra loro, oppure scoprire improvvisamente chi sono". Per Scorsese è questo ciò che differenzia completamente i film della serie Marvel dal Vero Cinema. Più sinteticamente, Scorsese ha parlato del Cinema come di una forma d’arte di valore uguale alla letteratura, alla musica ed alla danza. Ha fatto qualche esempio: "Corea in fiamme" di Sam Fuller, "È sempre bel tempo" di Stanley Donen e Gene Kelly e "Contratto per uccidere" di Don Siegel. Ha aggiunto Scorsese che quando riguardiamo certi film di Alfred Hitchcock, per esempio "L’altro uomo" e "Psyco", non è solo per essere sorpresi ed emozionati, ma per la loro qualità artistica e per quello che manca completamente ai film della serie Marvel che sono "basati su ricerche di mercato, testati sugli spettatori, esaminati, modificati, riesaminati e di nuovo modificati finché non sono pronti per il consumo", e quindi comportano che nessuno si prenda mai nemmeno mezzo rischio artistico. Scorsese sostiene giustamente che il proliferare dei film di supereroi tutti uguali sia un problema, perché sono diventati "la prima scelta se vuoi vedere qualcosa al cinema". Non è una semplice questione di offerta e di domanda, afferma, ma di un’offerta che si è troppo standardizzata e di una domanda (cioè il pubblico) che si è semplicemente adeguata. In altre parole, secondo Scorsese film di questo tipo sono stati “imposti” agli spettatori, che ormai hanno scarse alternative. La sua idea, di conseguenza, è che dovrebbero averne di più, ma che le alternative mancano perché chi fa film non vuole più puntare sulla "visione unificante di un artista". Scorsese afferma che ormai nel mercato cinematografico ci sono due campi separati: "L’intrattenimento audiovisivo e il cinema". Due campi che «a volte capita ancora che si sovrappongano» ma in cui teme che "il dominio finanziario di uno finisca per marginalizzare e persino screditare l’esistenza dell’altro". "Per chi sogna di fare film o ha appena iniziato, la situazione in questo momento è brutale e inospitale per l’arte. È semplicemente una questione di dare alla gente quello che vuole? No, non sono d’accordo. Se alla gente viene dato un solo tipo di cosa e viene venduto all’infinito solo quello, ovviamente vorrà sempre di più di quell’unica cosa". le voci di altri grandi del cinema come Francis Ford Coppola, James Cameron, Quentin Tarantino e Ridley Scott si sono unite a quella di Scorsese contro il predominio dei cinecomics della serie Marvel. Ridley Scott reputa i cinecomics "noiosi da morire, a salvarli sono solo gli effetti speciali, anche se stanno diventando noiosi anche per chiunque lavori in quel reparto". Quentin Tarantino ha dichiarato che non girerà mai un cinecomic: «Devi essere un operaio per fare queste cose, non sono un operaio e non sono alla ricerca di lavoro". Mentre, Paul Schrader ha detto che i film dells serie Marvel sono "cinema esattamente come lo sono quei video di gattini su 'YouTube'". Per gli spettatori dei film della serie Marvel, Scorsese è severo. Noi, invece, la pensiamo come Coppola. Coppola ha infatti dichiarato (https://www.theguardian.com/film/2019/oct/21/francis-ford-coppola-scorsese-was-being-kind-marvel-movies-are-despicable) che Scorsese è stato fin troppo gentile a dire che con i film della serie Marvel non si parla di cinema, visto che per lui è proprio spazzatura. Dal cinema ci si aspetta di imparare qualcosa, di avere un’ispirazione, di acquisire della conoscenza – ha detto Coppola – cosa che invece non succede in alcun modo con un film dei supereroi. Ken Loach, famoso per i suoi film d'impegno sociale, chiama i film della serie Marvel “commodities”. Così come “un hamburger”, parole di Ken Loach, preso al volo in qualche catena di fast-food un film della Marvel, ben farcito di tutti quegli ingredienti di immediato gradimento ma con pessimi valori nutrizionali, ti fornisce quel senso di soddisfazione istantanea, omologata, dozzinale. Per Ken Loach, infatti, si tratta solo di operazioni di marketing per accrescere in modo ulteriore patrimoni di aziende enormi, niente di più di questo, che di certo non è proprio l’essenza del cinema né di qualsiasi forma d’arte.
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No, le flatulenze nel film "Dolittle" non le vogliamo. Basta con la volgarità nel cinema
Nel film "Dolittle", diretto dal regista Stephen Gaghan, i produttori Susan Downey, Joe Roth e Jeff Kirschenbaum invece di mantenere l'eleganza e l'ironia della versione stupenda ("Il favoloso dottor Dolittle", del 1967, interpretato dal grande Rex Harrison, da Samantha Eggar e da Anthony Newley) diretta da Richard Fleischer, si sono rifatti alle peggiori commediacce all'italiana, inventandosi, niente di meno, dolori intestinali e flatulenze di un drago. Diciamo "basta" a queste volgarità nel cinema. E' necessario che il pubblico adulto culturalmente si riappropri delle sale cinematografiche e che si ritorni al grande Cinema classico
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