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Il cinema è un mestiere... Nulla può essere paragonato al cinema. Il cinema appartiene al nostro tempo. È la cosa da fare” (Cahiers du cinema n. 165 – 1965) - Orson Welles
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Two Golden Globes 2023, one for Best Actress in a Musical or Comedy film and one for Best Supporting Actor were awarded to the film "Everything Everywhere All at Once". It is shameful that prestigious and important awards are given to a commercial film about a commercial thing like the "Multiverse", about superheroes and martial arts. Rewarding a film with actors forced to jump around doing kung fu moves has nothing to do with cinematic art. Superheroes and the Multiverse are commercial stuff that has nothing to do with cinematic art. We want to see classic films like "Gone with the Wind", "Ben Hur", "The Ten Commandments", "An American in Paris", "The Guns of Navarone" in cinemas again. We don't want to see films about the Multiverse, on martial arts and superheroes. Awarding a Golden Globe to a film on the Multiverse, martial arts and superheroes is an offense to the great masterpieces of Classic Hollywood Cinema. Enough with absurdly "modernist" films. We want to return to Classic Cinema by Hollywood. Let's not go to the cinema to see films about the Multiverse, martial arts and superheroes. Let's not take our children and grandchildren to see them. Let's educate them to love directors like Cecil B. DeMille, David Lean, William Wyler.
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Due Golden Globe 2023, quello per la Migliore attrice in un film commedia o musicale e quello per il Migliore attore non protagonista sono stati assegnati al film "Everything Everywhere All at Once" (scritto e diretto da Daniel Kwan e Daniel Scheinert). E' vergognoso che siano dati dei premi prestigiosi ed importanti ad un film commerciale su una cosa commerciale come il "Multiverso", sui supereroi e sulle arti marziali. Premiare un film con degli attori costretti a saltare a destra e a manca facendo mosse di kung fu non ha niente a che vedere con l'arte cinematografica. I supereroi e il Multiverso sono roba commerciale che non ha niente a che vedere con l'arte cinematograca. Vogliamo vedere di nuovo nella sale cinematografiche film classici sullo stile di "Via col vento", "Ben Hur", "I dieci comandamenti", "Un americano a Parigi", "I cannoni di Navarone. Noi non vogliamo vedere film sul Multiverso, sulle arti marziali e sui supereroi. Premiare con i Golden Globe un film sul Multiverso, sulle arti marziali e sui supereroi è un'offesa ai grandi capolavori del Cinema Classico di Hollywood. Basta con film assurdamente "modernisti". Vogliamo ritornare al Cinema Classico di Hollywood. Non andiamo al cinema a vedere film sul sul Multiverso, sulle arti marziali e sui supereroi. Non accompagnamo i nostri figli e i nostri nipoti a vederli. Educhiamoli ad amare registi come Cecil B. DeMille, David Lean, William Wyler.
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Perché affermiamo che se Ugo Fantozzi esistesse sarebbe un nerd fanatico dei film delle serie Marvel e delle serie DC Warner? Perché i dipendenti della Mega Ditta che, nella pellicola “Il secondo tragico Fantozzi” si rivoltavano contro le proiezioni del Cineforum aziendale, che impediva loro di vedere la partita di calcio sono una specie di antenati della parte maggioritaria degli spettatori dei film delle serie Marvel e delle serie DC Warner. Fantozzi posto davanti alla proiezione del capolavoro di Sergej Ėjzenštejn gridava che la “Corazzata Potëmkin ” è una “cagata pazzesca”. Oggi, la maggioranza dei nerds fanatici dei cinecomics posti davanti a capolavori del Cinema Classico dell'Epoca d'Oro di Hollywood, come "Via col vento" (siamo certi che i nerds considerino questo capolavoro tratto da un romanzo insignito del premio Pulitzer come un "pippone"), ripeterebbero lo stessa protesta anticulturale, antintellettuale ed, in definitiva, antiartistica di Fantozzi. Crediamo, inoltre, purtropo che, probabilmente, parecchi dei nerds fanatici dei cinecomics sottoscriverebbero i tweet in ricordo dell'attore Paolo Villaggio: “Ci lascia l’unico che ha detto la verità sulla Corazzata Potemkin”; “La corazzata Potëmkin è veramente una cagata pazzesca. Aveva ragione anche in quel caso”. “Corazzata Potëmkin” a parte, comunque, sicuramente, la maggioranza degli odierni nerds fanatici dei cinecomics non trascorrerebbero i sabati e le domeniche della loro adolescenza nelle sale cinematografiche ad ammirare i film classici di John Ford, di Vincente Minnelli, di Fritz Lang, di Alfred Hitchcock, di David Lean. Fantozzi ed i suoi colleghi le domeniche le hanno passate e le passavano a sgolarsi ed a sbracciarsi davanti alle partite di calcio. Mentre, i nerds fanatici dei cinecomics passano le domeniche, e non soltanto le domeniche, piantati davanti ad una playstation, ad un videogioco (pieno, ovviamente balzelloni da arti marziali ed esplosioni a gò-gò), distaccandosene soltanto per chattare con una "fidanzata virtuale" o per guardare una partita di calcio in streaming. Rispetto a Fantozzi, la "frittatona" è diventata un bidone di pop-corn, ma, crediamo, purtroppo, che i nerds condividano il "rutto libero".
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Innanzitutto che cos'è un "franchise"? Il termine inglese media franchise (o, più comunemente, franchise) si riferisce alla costruzione di un marchio che viene sfruttato per diversi prodotti industriali (per cui non hanno niente a che vedere con l'arte cinematografica) dell'industria dello spettacolo e dell'intrattenimento. Il franchise crea una marca, un marchio collegato ad un prodotto principale o ad un evento, come può essere un film o un fumetto, ed esso viene sfruttato per aumentare gli incassi con lo sviluppo di mercati aggiuntivi e merchandising di ogni tipo: DVD, videogiochi, gadget e prodotti di cartoleria, spin-off (è un'opera derivata sviluppata da un'opera principale, tipicamente un prodotto audiovisivo nato da una serie televisiva, un film, un fumetto o un videogioco, che mantiene l'ambientazione dell'opera originaria ma narra storie parallele focalizzando l'attenzione su personaggi diversi, spesso secondari nell'opera di riferimento) televisivi, tie-in (per tie-in si intende un'opera commerciale di intrattenimento che è stata tratta, con regolare concessione dei diritti d'autore, da un'altra opera di natura diversa, ma con la stessa ambientazione, e in buona parte con personaggi e trama analoghi), ecc. il merchandising raggruppa l'insieme di attività e di azioni aventi lo scopo di promuovere la vendita di una determinata linea di prodotti, o anche di un solo prodotto, una volta che lo stesso sia stato inserito nell'assortimento del punto vendita. Può essere riferita all'inserimento di una nuova referenza in un supermercato oppure su un portale di vendita in internet per dare impulso alla rotazione di una referenza già esistente ma con un basso indice di rotazione. Una tipica azione di merchandising, in tale significato, riguarda il controllo degli spazi e del posizionamento assegnati dal rivenditore ai prodotti di una marca rispetto ai concorrenti, ai prezzi praticati, ecc. Nel caso in cui il prodotto iniziale preveda lo svilupparsi di una storia (come nel caso di romanzi, film e fumetti), i prodotti derivati non necessariamente apparterranno allo stesso universo narrativo. Lo sfruttamento del "marchio", una volta affermato, va a volte anche ad intersecarsi con altri prodotti (nel senso più ampio del termine) già affermati, come nel caso delle attrazioni realizzate in parchi a tema già esistenti. Sulla base di queste premesse possiamo affermare che i film della serie MARVEL non sono Vero Cinema. Perché il Vero Cinema non è una catena di montaggio. Perché i film non sono prodotti come dentifricio o un detersivo. Per cui questi cinecomics prodotti in "franchise" sono una via mediana tra il film ed il detersivo. Potremmo denominarli "deter-film"?
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Martin Scorsese, uno dei più grandi registi statunitensi, ha espresso (https://variety.com/2019/film/news/martin-scorsese-marvel-theme-parks-1203360075/) un’opinione forte e giustissima sui film di supereroi dei nostri anni di decadenza artistica e culturale, in particolare quelli dell’Universo Cinematografico Marvel (https://www.marvel.com/movies). "Non li guardo. Ci ho provato, sai? Ma non sono cinema. ("I don’t see them. I tried, you know? But that’s not cinema")". "Quei film non sono un cinema fatto da esseri umani che provano a trasmettere emozioni ed esperienze psicologiche ad altri esseri umani". Scorsese ha spiegato che il Cinema deve avere a che fare con l’estetica, le emozioni e la spiritualità, ed anche con quella che il grande regista ha definito "la complessità delle persone, le loro contraddizioni e a volte la loro natura paradossale; il modo in cui possono farsi male a vicenda e amarsi tra loro, oppure scoprire improvvisamente chi sono". Per Scorsese è questo ciò che differenzia completamente i film della serie Marvel dal Vero Cinema. Più sinteticamente, Scorsese ha parlato del Cinema come di una forma d’arte di valore uguale alla letteratura, alla musica ed alla danza. Ha fatto qualche esempio: "Corea in fiamme" di Sam Fuller, "È sempre bel tempo" di Stanley Donen e Gene Kelly e "Contratto per uccidere" di Don Siegel. Ha aggiunto Scorsese che quando riguardiamo certi film di Alfred Hitchcock, per esempio "L’altro uomo" e "Psyco", non è solo per essere sorpresi ed emozionati, ma per la loro qualità artistica e per quello che manca completamente ai film della serie Marvel che sono "basati su ricerche di mercato, testati sugli spettatori, esaminati, modificati, riesaminati e di nuovo modificati finché non sono pronti per il consumo", e quindi comportano che nessuno si prenda mai nemmeno mezzo rischio artistico. Scorsese sostiene giustamente che il proliferare dei film di supereroi tutti uguali sia un problema, perché sono diventati "la prima scelta se vuoi vedere qualcosa al cinema". Non è una semplice questione di offerta e di domanda, afferma, ma di un’offerta che si è troppo standardizzata e di una domanda (cioè il pubblico) che si è semplicemente adeguata. In altre parole, secondo Scorsese film di questo tipo sono stati “imposti” agli spettatori, che ormai hanno scarse alternative. La sua idea, di conseguenza, è che dovrebbero averne di più, ma che le alternative mancano perché chi fa film non vuole più puntare sulla "visione unificante di un artista". Scorsese afferma che ormai nel mercato cinematografico ci sono due campi separati: "L’intrattenimento audiovisivo e il cinema". Due campi che «a volte capita ancora che si sovrappongano» ma in cui teme che "il dominio finanziario di uno finisca per marginalizzare e persino screditare l’esistenza dell’altro". "Per chi sogna di fare film o ha appena iniziato, la situazione in questo momento è brutale e inospitale per l’arte. È semplicemente una questione di dare alla gente quello che vuole? No, non sono d’accordo. Se alla gente viene dato un solo tipo di cosa e viene venduto all’infinito solo quello, ovviamente vorrà sempre di più di quell’unica cosa". le voci di altri grandi del cinema come Francis Ford Coppola, James Cameron, Quentin Tarantino e Ridley Scott si sono unite a quella di Scorsese contro il predominio dei cinecomics della serie Marvel. Ridley Scott reputa i cinecomics "noiosi da morire, a salvarli sono solo gli effetti speciali, anche se stanno diventando noiosi anche per chiunque lavori in quel reparto". Quentin Tarantino ha dichiarato che non girerà mai un cinecomic: «Devi essere un operaio per fare queste cose, non sono un operaio e non sono alla ricerca di lavoro". Mentre, Paul Schrader ha detto che i film dells serie Marvel sono "cinema esattamente come lo sono quei video di gattini su 'YouTube'". Per gli spettatori dei film della serie Marvel, Scorsese è severo. Noi, invece, la pensiamo come Coppola. Coppola ha infatti dichiarato (https://www.theguardian.com/film/2019/oct/21/francis-ford-coppola-scorsese-was-being-kind-marvel-movies-are-despicable) che Scorsese è stato fin troppo gentile a dire che con i film della serie Marvel non si parla di cinema, visto che per lui è proprio spazzatura. Dal cinema ci si aspetta di imparare qualcosa, di avere un’ispirazione, di acquisire della conoscenza – ha detto Coppola – cosa che invece non succede in alcun modo con un film dei supereroi. Ken Loach, famoso per i suoi film d'impegno sociale, chiama i film della serie Marvel “commodities”. Così come “un hamburger”, parole di Ken Loach, preso al volo in qualche catena di fast-food un film della Marvel, ben farcito di tutti quegli ingredienti di immediato gradimento ma con pessimi valori nutrizionali, ti fornisce quel senso di soddisfazione istantanea, omologata, dozzinale. Per Ken Loach, infatti, si tratta solo di operazioni di marketing per accrescere in modo ulteriore patrimoni di aziende enormi, niente di più di questo, che di certo non è proprio l’essenza del cinema né di qualsiasi forma d’arte.
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